martedì 20 novembre 2007

Evoluzione dei CAT nell'area locale

Evoluzione dei CAT nell'area locale




U.S.L. n° 5 Distretto 4 Giaveno


A.C.A.T. ValSangone




a 13 anni
dall' attivazione del primo Club.


1989-2004












Ferro Ezio
In collaborazione con i componenti dei Club A.C.A.T. ValSangone
U.S.L. n° 5 Distretto 4 Giaveno
Indice Pagina
Progetto
Parte Prima

CAP 1 Caratteristiche demografiche e Servizi Pubblici e Privati 5
nel territorio
1.1 Caratteristiche demografiche
1.2 Servizi pubblici e privati sul territorio
1.3 Primi passi
1.4 Evoluzione delle strutture: ricostruzione storica

CAP 2 Cronologia dei programmi e lavori prodotti 16
2.1 Cronologia dei programmi alcologici
2.2 Elenco delle attività svolte e dei lavori prodotti
2.3 Formazione degli operatori
2.4 Cronologia degli interclub

CAP 3 Lo sviluppo dei club nel territorio 26
3.1 Evoluzione dei club nel territorio
3.2 Rapporti tra CAT- ACAT- USL
3.3 Evoluzione degli atteggiamenti all'interno dei CAT
3.4 Analisi di alcuni dati oggettivi

CAP 4 Circostanze d'avvio al trattamento 41
4.1 La domanda d'aiuto
4.2 Modalità con cui si esprime la domanda d'aiuto
4.3 Cenni alla metodologia di approccio al disturbo
alcolcorrelato
4.4 Eventi che favoriscono l'avvio al trattamento
4.5 L'avvicinamento al club

CAP 5 Esperienze 60 5.1 Esperienze di alcolisti e familiari
5.2 Esperienze di club
5.3 Esperienze di operatori






Parte seconda Pagina

CAP 6 Ricerca : metodo e aspetti socio-anagrafici dei soggetti 84
6.1 Metodologia della ricerca
6.2 Aspetti generali della popolazione studiata
6.3 Dati socio-anagrafici

CAP 7 Gli alcolisti in trattamento e i club 99
7.1 Club: cos'è
7.2 Dati della ricerca
7.3 Le prescrizioni
7.4 Il cambiamento
7.5 Conclusioni e Osservazioni del capitolo

CAP 8 I Drop-out: le persone uscite dal trattamento 111

8.1 I Drop-out
8.2 Le prescrizioni
8.3 Il cambiamento
8.4 Conclusioni e Osservazioni del capitolo
CAP 9 La popolazione femminile 121
9.1 Dati : Socio-anagrafici
9.2 Il trattamento
9.3 Osservazioni e conclusioni del capitolo

CAP 10 Sintesi sulla ricerca 127

Conclusioni generali e prospettive future 130
1. Molto lavoro rimane da fare
2. Problemi aperti
3. Osservazioni conclusive
4. Il futuro


Bibliografia 138


















Parte Prima




























Capitolo 1







Caratteristiche Demografiche e
Servizi Pubblici e Privati erogati nel Territorio





1.1 Caratteristiche Demografiche
1.2 Servizi pubblici e privati nel Territorio
1.3 Primi passi
1.4 Evoluzione delle strutture : una ricostruzione storica


















1.1 Caratteristiche demografiche

L'U.S.S.L. n°35 di Giaveno (attualmente ASL5) e composta da [6] comuni, con una popolazione di (25.508), abitanti,e di (9.503) famiglie alla data del 31/12/2004.
La superficie territoriale misura(167,28 Kmq)e vi è una densità di popolazione pari a (152 ), abitanti per chilometro quadrato.
E' una zona geografica che copre l'area nord-ovest della provincia di Torino.
I comuni sono distribuiti quasi equamente su due aree :quella montana e quella pedemontana che confina con la pianura e la cintura del capoluogo principale Torino.
I principali centri sono sufficientemente collegati con la provincia di Torino e con la Francia, con la ferrovia che percorre la valle limitrofa (La Valle di Susa)e con l'autostrada del Freyus.
Il territorio è caratterizzato da una consistente frammentazione abitativa,tranne i comuni di Giaveno(14.021 abit)(195 ab./kmq) e Sangano(3.630 abit)(538 ab/Kmq) ove esiste una maggior concentrazione di popolazione
Fino agli anni '60 il territorio era una zona caratterizzata da un'economia sostanzialmente agricola, dove la famiglia patriarcale era il nucleo centrale degli affetti e della produzione economica. La centralità della grande famiglia, all'interno della quale si enucleavano anche le nuove famiglie dei figli, ha consentito prima lo sviluppo del lavoro agricolo in quanto la manodopera abbondava comprendendo fasce d'età fino a tre generazioni e successivamente ha favorito la nascita delle prime imprese a regime familiare che nel tempo si sono consolidate nelle piccole e medie aziende artigianali.Con gli anni sessanta, l'arte dei campi ha cominciato da una parte,a trasformarsi in arte del lavoro artigianale e dall'altra nei grossi stabilimenti industriali nel capoluogo provinciale, e locali.(Cartiere ,Iutifici e Manifatture)I padri favorirono i giovani che, spesso numerosi, non riuscivano a sostenersi con l'unica fonte produttiva di tipo familiare e trovavano quindi nella fabbrica un reddito che permetteva loro autonomia.
Ciò ha determinato un rapido evolversi di condizioni di benessere socio-economico sostenuto dalla diffusa e capillare presenza di piccole e medie aziende artigiane ed industriali ed il conseguente aumento dei livelli minimi di qualità della vita.







Sono scomparsi i maggiori disagi tradizionali come la disoccupazione e la povertà. Ogni trasformazione della vita socio-economica di una comunità comporta lo sviluppo di nuove problematiche quali la presenza di marginalità più marcate, pertanto,anche in questo territorio hanno preso piede alcuni fenomeni di devianza; in particolare, nell'ultimo decennio, si sono acutizzati i problemi legati alla presenza di extra-comunitari, e l'uso di sostanze stupefacenti e alcol.
L'uso di sostanze stupefacenti ha trovato maggior diffusione in tre centri ove è più alta la produzione industriale e commerciale. La grossa crescita economica e la gestione diretta del denaro da parte dei giovani lavoratori ha facilitato il contatto più frequente con le sostanze stupefacenti e l'alcol. Per quanto riguarda il consumo di alcolici, il territorio è caratterizzato da una media produzione, specialmente nella zona collinare, che rappresenta un'area molto consistente del territorio. Ciò facilita anche un grande consumo di alcol, sopratutto se si tiene conto delle abitudini alimentari delle nostre famiglie. Il consumo del vino, a tavola infatti fa parte di un rito iniziatico per le famiglie.Il luogo più sacro della famiglia viene spesso ad essere il posto di contatto con le sostanze alcoliche. Tale cornice rappresenta per il ragazzo un valore culturale dal quale, con difficoltà, potrà discostarsi in futuro. L'allungamento della vita, dovuto allo sviluppo delle scienze mediche, ha introdotto un nuovo problema: gli anziani, che in ogni comunità locale, stanno crescendo enormemente di numero. Gli aspetti problematici di questa popolazione consistono nella richiesta di interventi sempre più consistenti per quanto riguarda la disponibilità di risorse umane ed economiche, in quanto diventa sempre più difficile il tradizionale ricorso alla istituzionalizzazione. A fronte di una domanda di intervento cosi differenziata l'USL con le sue risorse territoriali, come vedremo nei paragrafi successivi, ha realizzato una rete di servizi e di interventi ben articolata per coprire interamente le zone geografiche di competenza.
Anche i servizi Sociali Professionali e i servizi di assistenza domiciliare sono ben distribuiti, è importante sottolineare la precarietà di cui ancora soffre buona parte delle comunità locali della fascia montana.La zona montana e un pò lontana dai centri attrezzati, scarsamente servita da mezzi pubblici , appare la più significativa per quanto concerne le problematiche familiari, che vedono svilupparsi più facilmente forme di marginalizzazione cronica, in quanto, i servizi sociali, con difficoltà riescono ad intervenire sui problemi legati alle sostanze stupefacenti e all'alcol.






1.2 Servizi pubblici e privati erogati nel territorio

Il Servizio per le Tossicodipendenze dell'USL 35(ora ASL 5) è nato nel (1981) su indicazione dei decreti Aniasi che prevedevano, in ogni Unità Sanitaria Locale, un servizio per la distribuzione del metadone.
Pertanto alla fine degli anni '80, pur essendo manifesto il problema alcolcorrelato nel nostro territorio, l'interesse verso questo fenomeno non trovava uno spazio adeguato ne presso il pubblico, ne presso il privato. I problemi alcolcorrelati erano un fenomeno sconosciuto, le manifestazioni di malattia fisica correlata all'uso di alcolici erano predominanti nell'indirizzare l'intervento, essi trovavano quasi unicamente una risposta medica. Evidentemente, tale cambiamento ben percepibile, non rientrava in una nuova modalità di essere, ma pur essendo un'azione concreta di risanamento rischiava di riproporre nel tempo le condizioni per un successivo oltraggio alla propria salute. Tuttavia, non possiamo affermare che queste proposte non fossero adatte ; perchè sono state sicuramente per lunghissimi anni le migliori; in quanto, lentamente, anche nella nostra realtà , hanno indotto i cittadini a trovare risposte più articolate e complementari a quelle dell'istituzione.
I privati a quel tempo, si presentavano solo con un gruppo di Alcolisti Anonimi, nella vicina città di Pinerolo, e la Pubblica Amministrazione aveva istituzionalizzato solo il servizio per le Tossicodipendenze, non prevedendo alcuno spazio per i problemi alcolcorrelati. Questo panorama territoriale era una premessa importante per quello che alla fine degli anni '80 stava muovendosi verso un superamento di modalità ripetitive e spesso poco efficaci a lungo termine.
Infatti da parte della gente, ha fatto esplodere, domande nuove che, all'inizio, non rientravano nel codice di comprensione degli operatori, ma sembravano piuttosto strane richieste che andavano ad inquinare la percezione ufficiale in atto sui problemi drogacorrelati . Spesso le iniziative di qualche famiglia con il problema portavano nella direzione giusta prima delle istituzioni. La ricerca delle risorse esistenti da parte dei cittadini coinvolti in un problema alcolcorrelato ha dato una forte spinta al pensiero degli operatori pubblici verso un maggior impegno nel settore.
Questo, per sottolineare che movimenti spontanei delle persone che soffrono per un problema, spesso muovono verso la direzione giusta; pertanto, diventa compito dell'operatore cogliere questi segnali ed aiutare costoro a confermare le loro risposte.




1.3 Primi Passi
L'ambito su cui si è mossi verso le tematiche alcoliche era costituito dalle manifestazioni descritte nel paragrafo precedente.
Diventa facile quindi capire che qualcuno nel sistema, cosi perturbato, doveva muoversi. Non è stato facile per gli operatori introdursi in un nuovo sistema alcologico, sopratutto perchè non si sapeva quale metodo intraprendere. In questo contesto , nessuno si azzardava a muoversi per primo in qualche direzione; ognuno pensava forse che si sarebbe dovuto intervenire ma non cerano risposte che potessero diversificare le realtà esistenti.
Gli operatori del Servizio Tossicodipendenze, alla fine degli anni '80, a contatto con le problematiche drogacorrelate si accorsero che stava diventando un terreno fertile per la maturazione delle tematiche alcologiche. Il contatto con le famiglie e individui in difficoltà con le sostanze ha lentamente allargato l'orizzonte mentale degli operatori al punto di far sì che loro stessi riuscissero a leggere anche le richieste alcologiche.Gli ambiti familiari si manifestavano, lasciavano intravedere gradualmente problemi combinati con l'alcol o di altro genere.
In alcuni casi, si presentavano persone che direttamente ponevano la questione alcolica in termini molto chiari: " Cosa fate voi per chi ha problemi di alcol ?".
A domande di questo tipo si rimaneva spiazzati all'inizio, anche se il buon senso di ogni operatore faceva sortire risposte del tipo:
"Venga ad un colloquio che ne parliamo "oppure" si rivolga al gruppo A.A. di Pinerolo" che , tra l'altro , nessun operatore conosceva bene.
Questi movimenti di spinta spontanea dall'esterno hanno messo in crisi e in stato di impotenza gli operatori del Servizio.La connotazione onnipotentistica degli operatori sanitari non poteva ricevere una sconfitta di fronte a richieste di risposte che di fatto non c'erano.
Del resto la sensazione che si provava, era molto strana; era difficile darsi un ruolo di "curatori" di un problema che a differenza delle sostanze stupefacenti nasceva dal consumo di una sostanza (l'alcol) familiare e in uso da parte di tutti, ivi compresi gli operatori.
Le prime difficoltà consistettero nel mettersi dall'altra parte di chi poneva la domanda di aiuto senza capire cosa realmente comportasse per l'operatore.
Egli infatti veniva "collocato" dall'altra parte, ma di fatto rimaneva dalla medesima parte di chi faceva la domanda per la comunanza del contatto con la sostanza.Come si faceva ad occuparsi di chi(gli alcolisti) in qualche modo stava dalla stessa nostra parte per quel che riguarda il consumo della sostanza ?.
La vicinanza con Chieri ,dove già dal 1984, funzionava il primo CAT del Piemonte ,e l'A.R.C.A.T.,(Associazione Regionale Club Alcolisti in Trattamento), a dato una svolta decisiva sul come orientarsi.
Tre operatori ,due del Servizio Ospedaliero ,uno del SER.T,hanno frequentato la prima settimana di sensibilizzazione,tenutasi a Torino,qualcuno dedicando la maggior parte del tempo e trasformando il servizio in una scuola di apprendimento,coinvolgendo altri futuri operatori.
La nuova esperienza di alcuni riusciva contemporaneamente ad estendersi agli altri. In effetti, i sentimenti che emergevano nelle equipe tra operatori rivelavano un progressivo cambiamento e una maggior sensibilità sulle problematiche alcoliche.
Ciò a fatto si che in alcuni operatori maturasse il desiderio di vedere altre realtà esperte nel settore alcologico; pertanto ci fu un periodo in cui tutti gli operatori, attraverso modalità diverse e nello stesso tempo specifiche, hanno cercato di contattare servizi pubblici e organizzazioni private che potessero illuminare sulle scelte future il settore dell'alcoldipendenza.
Come accennato nel paragrafo precedente, questa ricerca di esperienze, ha dovuto estendersi fuori del territorio dell'U.S.S.L. 35,muovendosi verso altre realtà ove si erano sviluppati maggiori servizi rispetto alla nostra.
Con la conclusione della settimana di sensibilizzazione, secondo il metodo del Prof. HUDOLIN,già si intravedevano grossi risultati prima ancora di iniziare ad operare con le persone.
Ciò evidentemente stava a significare che i primi cambiamenti avevano dato risultati positivi,il passaggio attraverso il quale l'operatore era entrato in gioco imponeva un non ritorno indietro e quindi era inevitabile proseguire in quella direzione.


















1.4 Evoluzione delle strutture: una ricostruzione storica

Le richieste che venivano dalla gente e dai reparti ospedalieri non assumevano più la parvenza di un "disturbo", ma portavano quasi un senso di sollievo perchè finalmente si era in grado di proporre soluzioni di cambiamento.
Le prime famiglie con problemi alcolcorrelati sono state accolte nel mese di Dicembre del 1989,e venivano indirizzate al primo club esistente il (19)di Giaveno,e al Dispensario di Pinerolo per la Scuola Alcologica,all'ospedale di Pinerolo. Nel nostro territorio,le famiglie dovevano trovare un supporto continuo.Il primo club aperto nel Dicembre '89,accoglieva le prime due famiglie con problemi alcolcorrelati, e due operatori .Nessuno era "l'esperto", ma ugualmente si doveva incominciare.Le nuove famiglie chiedevano di concretizzare la condivisione del problema e la Solidarietà tra tutti,l'inesperienza degli operatori del club,veniva ampiamente colmata dal buon senso e disponibilità delle famiglie che portavano un grande rispetto per ciò che non era secondo alle aspettative. I conflitti trovavano soluzione positivamente perchè nessuno poteva imporsi,nessuno sapeva più di un altro,ma tutti si trovavano in un cerchio per affrontare un problema sconosciuto,ma lo stare insieme attenuava la tensione e favoriva il processo.Subito hanno capito che per lavorare nel cambiamento bisognava esserci con onestà e puntualità.
L'inesperienza che affiorava nel primo club il (n°19),era anche la garanzia del funzionamento.Gli operatori del servizio avevano fortemente desiderato questo avvio di club e vedevano in questo inizio un rapido diffondersi di club su tutto il territorio.Il sostegno per i club era cosi importante che gli operatori lo ritenevano un vero e proprio lavoro,pertanto garantivano la loro presenza.Fin dall'inizio,quindi nel nostro territorio si è consolidata questa particolare e stretta collaborazione tra servizio e Club.
Occorreva rapidamente allargare il campo sensibilizzando altre persone; per questo nel Dicembre dell'1990, è stata organizzata dall'U.S.S.L.35 ,una giornata di informazione e formazione,con la collaborazione degli operatori del Dispensario Alcologico di Pinerolo,il più vicino come territorio e formazione secondo il metodo pel prof. Hudolin.
E' stata quindi la prima grande occasione per coinvolgere operatori di varia estrazione sociale:medici,psicologi,assistenti sociali,infermieri,volontari.
Questo largo interessamento di operatori,non tardarono a dare i loro effetti anche all'interno dell'amministrazione,creando nei primi mesi del'1991 il Gruppo di Lavoro per l'alcologia,aumentarono enormemente le possibilità di ingaggio delle nuove famiglie, spesso le situazioni erano complesse se osservate isolatamente,ma opportunatamente collocate all'interno della comunità terapeutica trovavano una risposta che nessun operatore da solo avrebbe sortito.
La larga diffusione dei club nei primi tre anni di lavoro ha spinto nel 1991 alla costituzione dell'Associazione dei Club (A.C.A.T.ValSangone).
Il primo raggruppamento comprendeva 4 club abbastanza distribuiti sul territorio.
L'A.C.A.T.ValSangone è stata formalizzata come associazione di volontariato senza scopi di lucro attraverso uno statuto,un atto costitutivo e l'iscrizione all'Albo Regionale delle Associazioni. L'Associazione attraverso il proprio direttivo e i soci volontari svolge funzioni di organizzazione e di raccordo delle diverse attività dei club.Di primaria importanza e la salvaguardia della prosecuzione del trattamento nei club secondo i principi della Solidarietà e favorire l'espansione dei club ,creando quella rete di solidarietà indispensabile per l'accrescimento e il benessere delle famiglie che frequentano i club.
Nell'Associazione dell'A.C.A.T. è stata prevista la presenza delle famiglie,degli operatori dei club e degli operatori del SER.T.
Avvalendosi della collaborazione degli operatori del SER.T o provenienti da altri territori,promuove le attività di formazione,aggiornamento e autosupervisione degli operatori.Queste attività vengono organizzate in momenti collettivi,in rapporto alle esigenze del gruppo operatori .
Nell'1994 l'A.C.A.T. ha siglato una convenzione con l'U.S.S.L.°35 di Giaveno per far fronte alle spese di gestione delle attività organizzative,di aggiornamento,e di sensibilizzazione alle comunità locali, organizzando serate per la sensibilizzazione della comunità locale.
Lo sviluppo dell'Associazione ha determinato una presenza nel territorio che doveva mantenere un livello minimo di risposta per poter essere efficace.
Dopo i primi due anni di attività,infatti sono aumentate le richieste di informazione provenienti sia dall'interno che dall'esterno del sistema. Inoltre la necessità maturata dalle famiglie di tutti i club dovuta al
raggruppamento di altri club con l'unione dell'U.S.L.34-35-36 (Divenuta A.S.L.N°5)per un totale alla fine del 1994 di 9 Club,presenti sul territorio.
Il gruppo sulla promozione della salute sta curando un intenso programma territoriale che a già attuato negli anni passati molti interventi. In particolare cura l'aggiornamento della popolazione sui problemi alcolcorrelati in collaborazione con il gruppo di lavoro dell'alcologia attraverso dei momenti informativi in ogni Città sede di Club,e dei momenti di aggiornamento alle vecchie famiglie dei club.
Tutti questi strumenti che fanno capo all'ACAT e al Gruppo di Lavoro dell'ASL.n°5,hanno il compito di incidere profondamente nella realtà culturale della comunità locale per quanto concerne le tematiche alcologiche,ma sopratutto traendo frutto dalla grossa esperienza dei programmi alcologici del Proff.HUDOLIN,possono aiutare ad aprire nuove prospettive nel campo della sofferenza umana intesa nella sua multidimensionalità.
Il lavoro fatto sul territorio in questi anni a fatto crescere molto i club dando l'avvio alle scuole territoriali in due distinte zone, bassa valle (Orbassano) e alta valle (Giaveno). In pratica le scuole territoriali erano cresciute nel nostro territorio si per la volontà del pubblico ma cresciute lentamente e continuamente al loro fianco quasi senza che se ne accorgessero.
Sono nate come luogo di informazione a livello della comunità sui problemi alcol-droga correlati e più in generale sulla dimensione ecologica della persona.Essa rappresenta un momento informativo e culturale fondamentale per le famiglie che da poco hanno iniziato il lavoro nei club.Viene seguito un calendario preciso di 10 lezioni di un'ora e trenta ciascuna in cui vengono sviluppati gli argomenti relativi agli effetti delle sostanze sulla persona e sul comportamento.
In particolare il tema della salute secondo il metodo ecologico ed in particolare,vengono sottolineati gli aspetti riguardanti le relazioni personali e della famiglia,non vengono inoltre tralasciati i problemi sociali,lavorativi ed educativi.Un solo operatore professionale o volontario,formato,conduce l'intero ciclo e può garantire una continuità didattica ed applicativa dei vari insegnamenti.Viene sopratutto evitata la contrapposizione di teorie biologiche e psicologiche che si contendono la scienza alcologica.
La Scuola Alcologica Territoriale inserita nell'ambiente di vita delle famiglie ha favorito,inoltre,una maggiore conoscenza delle strutture e dei servizi pubblici e privati che si occupano del problema,molti contributi di nuove conoscenze spesso sono venuti dalle famiglie stesse.
In sintesi, la Scuola Alcologica Territoriale ha segnato l'ultimo passaggio qualificante in ordine di tempo dei programmi ed ha introdotto un'idea fondamentale che è quella di rendere lentamente stabile nel territorio momenti di informazione corretta e aggiornata sui rischi legati all'uso di sostanze ed in particolare sulle problematiche alcolcorrelate.
Essa ha favorito sul territorio il superamento dell'ottica "Medicalizzante"nell'approccio alle problematiche alcoliche a favore di un progetto di cambiamento rivolto alle famiglie in trattamento ma anche al contesto sociale nel quale vivono e dal quale mediano valori culturali e comportamentali. Infine si è raggiunta una maggiore importanza e centralità del trattamento nel club considerato un luogo di crescita positiva attraverso la solidarietà umana e nello stesso tempo promotore di una cultura per la salute integrata nel territorio di appartenenza delle famiglie.






Capitolo 2









Cronologia dei programmi e dei lavori prodotti


In questo capitolo vogliamo riassumere ciò che è stato fatto:
ciò permette una visione storica e una possibile ricerca di fonti o di progetti che questi 5 anni hanno prodotto.


2.1 Cronologia dei programmi alcologici nell'U.S.L.35
2.2 Elenco dei lavori prodotti e attività svolte
2.3 Elenco delle attività svolte dal gruppo di lavoro
2.4 La formazione degli operatori
2.5 Cronologia degli interclub


















2.1 Cronologia dei programmi alcologici nell'U.S.S.L.n°35

Nel 1989 è stato aperto il primo club nella zona di Giaveno:ne facevano parte due famiglie già in trattamento nel CAT.n°1 di Chieri.Nei primi mesi del 1990,le famiglie erano diventate 6,provenienti dall'intero territorio dell'U.S.S.L.,le persone con problema alcolcorrelato venivano per la maggior parte inviate dal Servizio Ospedaliero di Giaveno;la serata di sensibilizzazione incominciava a dare i frutti sperati e la collaborazione tra i vari servizi funzionava,a tal punto che alla fine dell'anno ,si pensava di dividere il primo Club,nel frattempo vi fu il primo ingresso di un extra comunitario con problemi di alcol,nonostante la difficoltà per la lingua, la collaborazione e l'auto-aiuto dei club ,riusciva ad ottenere il primo cambiamento e l'integrazione della persona nella comunità che aveva adottato.
Nel 1991 è stato aperto il secondo club a Giaveno,il 71,la divisione, la prima, era molto sofferta, si aveva paura di perdere quella amicizia conquistata con la fiducia reciproca,con il patronage,con quel sicuro cambiamento di comportamento che rassicurava tutti,ma sia gli operatori che tutte le famiglie alla fine compresero l'importanza di quella divisione.
La formula del trattamento in questi primi anni,era proposta in due modalità :la formula del Dispensario nella prima fase,che prevedeva la frequenza bisettimanale al programma alcologico proposto dal dispensario di Pinerolo,per un periodo di 60 giorni e l'inserimento nel club susseguente.
Entrambi venivano frequentati, dalle famiglie.
Per situazioni difficili ci si avvaleva delle strutture ospedaliere di San Daniele e di Udine dov'era possibile effettuare il trattamento in situazioni di ricovero.
Sempre nel 1991,si è tenuto il 1° Interclub Provinciale nel territorio dell'U.S.S.L. raggruppava i club esistenti nei territori delle U.S.S.L.-34.35-36-43 .Sempre nel 1991 si formava il gruppo di lavoro dell'alcologia della nostra U.S.S.L.35.Alla fine del 1991 ,si è costituita informalmente l'ACAT:i club presenti sul territorio erano diventati 3, (CAT n° 19-52-71)
e le famiglie in trattamento erano -25.
Durante lo stesso anno il trattamento dispensariale è stato interrotto,pensando di agevolare le famiglie ,che rilevavano difficoltà a protrarre la frequenza al dispensario.
Nel 1992 ,i Club erano diventati 6,(CAT n°19-52-71-93-105-109)
e le famiglie in trattamento 42,
nel mese di Giugno si teneva il 2° Interclub Provinciale ,rappresentato da molti club della Regione Piemonte,l'impatto con la popolazione avveniva anche con una trasmissione presso la T.V locale,dal titolo U.S.L."Informa"


L'amministratore delegato ,introduceva l'argomento delle Alcoldipendenze e
delle Tossicodipendenze,lo staf,informava della possibilità per chi avesse problemi Alcolcorrelati,di poter usufruire del SER.T,e dell'inserimento ai club.Gli incontri di sensibilizzazione continuavano con dei momenti di incontro con i giovani della comunità,organizzando una serie di conferenze dibattito sul tema "L'alcol e i giovani".
Nel 1993,i club sono diventati 7,con l'apertura del club di Coazze (CAT n°156)nel mese di Maggio,dalla divisione del club 71 di Giaveno e le famiglie in trattamento erano 56
Alla fine del 1993 si notava una forte espansione nella bassa valle zona di (Orbassano).
Infatti nei primi mesi del 1994,si aprivano altri 2 CAT , CAT n°193-201per un totale di -9 CAT nell'ACAT, con circa 80 famiglie in trattamento.
L'A.C.A.T.ValSangone,ha sottoscritto una convenzione con l'U.S.S.L.35,ove si impegnava a garantire nel tempo un programma riabilitativo a favore di persone con dipendenza alcolica e delle rispettive famiglie e a promuovere un'azione preventiva sul territorio.
L'U.S.S.L. 35, individuava nel proprio servizio di alcologia la struttura adeguata ad accertare e verificare la prosecuzione dei programmi e degli interventi sul territorio;la supervisione e la formazione degli operatori dei CAT.
Nel corso dell'anno è stata modificata l'organizzazione del trattamento aprendo le Scuole Territoriali,con inserimenti precoci degli alcolisti permettendo loro di non seguire due linee di trattamento ma subito essere integrati nella famiglia dei CAT.
Anche qui si è diviso in due il territorio in maniera di non danneggiare le famiglie,ma integrandole nel territorio di appartenenza.
Nel 1994 veniva segnalata e notata una forte contrazione della popolazione nella zona di Giaveno,con pochi inserimenti nei club.

Le famiglie in trattamento alla fine del 30.12.1994 erano 83.












2.2 Elenco dei lavori prodotti e attività svolte

1992 Ricerca sui club : trattamento e cura
1994 Rilevazione dei dati relativi agli abbandoni e alle ricadute.
Ricerca effettuata su 80 persone.
Indagine sui ricoveri ospedalieri degli alcolisti in trattamento dei club dell'A.C.A.T..U.S.S.L.35

Obiettivi:

Verificare la frequenza dei ricoveri ospedalieri degli alcolisti negli anni precedenti
l'ingresso nel club rispetto alla frequenza dei ricoveri negli anni successivi
all'ingresso nel club.
-Verifica sulla notevole riduzione dei costi sanitari per gli alcolisti dopo l'nizio del trattamento di gruppo nei club.

Ricerca:

Nell'anno 1989,1990, attraverso un questionario applicato ai medici di base
distribuito dal Servizio SER.T,nel quale trarre un indicatore numerico e qualificativo dell'alcolismo della zona.

a) n° Totali ricoveri in Medicina N°1293
b) n° Ricoveri per alcoldipendenza N°78
c) n° Rientri N°49
d) n° Deceduti N°6
e) età media 49 anni
f) Percentuale dei ricoveri 6,32 %
g) Giornate di ricovero totale (78+49+6) N°1330
h) Media giornate per ricovero N° 10











Ricerca:

Nel mese di Agosto 1992 attraverso un questionario applicato agli alcolisti di 4 Club attivati nella U.S.S.L.35 sono stati raccolti i dati riportati nella seguente tabella.

a)Club testati N° 4
b)Alcolisti intervistati N° 22

Alcolisti con ricoveri negli anni precedenti all'ingresso nei club


a)Alcolisti che hanno avuto ricoveri N°18 su 22 81,9%
b)Alcolisti che non hanno avuto ricoveri N°4 su 22 18,1%
c) Totale ricoveri N°18
d) Giornate di ricovero totale N°180
e) Media giornate per ricovero N°10

Periodo medio di 2 anni dopo l'ingresso nel club

a) Alcolisti che hanno avuto ricoveri N°8 su 22 36,36 %
b) Alcolisti che non hanno avuto ricoveri N°14 su 22 63,64 %
c) Totale ricoveri N°8
d) Giornate di ricovero totali N°80 giorni
e) Media per ricovero N° 10 giorni

Valutazione:
Appare chiaramente una grossa differenza nel n° di ricoveri ospedalieri degli alcolisti prima e dopo il trattamento nel club.
E' utile precisare,però,che mentre i dati in tabella del periodo antecedente l'ingresso nel club alcolisti sono riferiti a 3 anni,quelli del periodo dopo l'inizio del trattamento riguardano un periodo medio di 2 anni.Ciò viene spiegato dal fatto che attualmente nei club ci sono alcolisti che hanno superato i 5 anni di trattamento e chi è ancora al 1° anno.

Tuttavia, nonostante questa differenza di tempi di osservazione,
i risultati mostrano il consistente miglioramento raggiunto in relazione a questa variabile.
Va tenuto conto anche che più del 90 % dei ricoveri ospedalieri degli alcolisti sono correlati direttamente o indirettamente all'abuso di bevande alcoliche.

Conclusioni :
Per quel che è dato di conoscere da questi risultati,pur nella limitatezza scientifica che dimostrano,si può tranquillamente affermare che gli alcolisti che entrano nel club per un auto-aiuto sul problema della dipendenza,riducono drasticamente gli accessi alle strutture sanitarie.
da qui la necessità di valorizzare l'efficacia dei club nell'ambito del trattamento della dipendenza alcolica.
Conclusioni della ricerca sugli atteggiamenti dei medici di Base
-La formazione del medico presenta evidenti lacune in particolare per quanto concerne le conoscenze sul rapporto uomo-sostanza e di come questa modalità diventi l'unico modo per l'alcolista di funzionare adeguatamente.
Nella diagnosi sulle condizioni del paziente la quasi totalità dei medici utilizza il colloquio individuale,sappiamo che un dipendente da alcol è incapace spesso di riconoscere il suo problema.
-Il rapporto uomo-sostanza-stile di vita è fondamentale per capire la problematica alcolcorrelata.
-Considerando i disturbi individuali alcolcorrelati come equivalente dei disturbi dell'equilibrio ecologico nella comunità,il medico di base non pare interessato ad andare oltre il sintomo,per osservare la persona,preso forse dall'idea e dall'esperienza di" guarire" un comportamento che non conosce adeguatamente. E' emerso che non molte persone chiedono aiuto specifico al proprio medico;come non sono molte le percentuali di prevalenza del disturbo di dipendenza riferite.
-Le difficoltà che emergono nel medico non sono solo legate alla scarsa conoscenza,ma piuttosto all'atteggiamento moralistico più che scientifico verso i comportamenti d'abuso alcolico.
-Il medico pensa non sia di sua pertinenza indagare sul "Sintomo" comportamentale, relazionale.
-C'è poca attenzione verso il comportamento alcolico in quanto una percentuale elevata di medici consiglia la moderazione a chi ha già un disturbo da dipendenza alcolica.











2.3 Elenco delle attività svolte dal Gruppo di lavoro

1990- Serata di Aggiornamento ai Medici di Base

1990- Cicli di informazioni alla T.V Locale "U.S.L. informa"

1991- Preparazione al progetto "Scuola e disagio giovanile"

1991-Scuola Alcologica Territoriale

1991- Incontro "Genitori alunni"progetto giovani

1992- Scuola Territoriale "Personale Ospedaliero"

1992- Scuola Territoriale alla Comunità Locale

1992- Incontro di sensibilizzazione agli Insegnanti Medie

1992- Incontro con gli insegnanti "Liceo"

1993- Scuola Territoriale al personale Infermieristico

1993- 3° Ciclo Scuola Territoriale

1993- Incontro con gli Alunni Scuola "Gonin"

1993- 1° Ciclo Scuola Alcologica 3° Livello

1993- Incontro Alunni e Insegnanti "Liceo"

1994- 4° Ciclo Scuola Alcologica Territoriale 1°-2° Livello

1994- 2° Ciclo Scuola Territoriale 3° Livello







2.4 La formazioni degli operatori

La formazione degli operatori è un aspetto essenziale dei programmi alcologici.Molto si è detto e fatto in proposito.Vediamo come sono stati organizzati e vissuti questi momenti di formazione dal gruppo di operatori di questa A.C.A.T.
All'inizio,la formazione riguardava solo gli operatori del servizio pubblico;infatti avevano avviato il trattamento intensivo e i primi club.
Dal Dicembre '89 al Maggio 1992 operatori di club erano solo gli operatori del SER.T e quindi la formazione riguardava direttamente il loro lavoro.La formazione e sensibilizzazione era diretta e aveva permesso l'inizio stesso dei programmi alcologici.La motivazione,quindi,nel portare avanti tale metodologia era sicuramente molto forte.
Tale formazione "diretta"era costituita in una settimana intensiva a Torino,settimana di Sensibilizzazione e in varie giornate di studio.
Dal Maggio del 1992,con l'inizio della conduzione di Club da parte di operatori Volontari esterni al SER.T, cresce l'esigenza di formazione e coordinamento degli operatori:in tali incontri si discuteva spesso di problemi organizzativi e si affrontava insieme l'evoluzione di alcuni casi problematici.
Spesso tali riunioni venivano organizzate con i presidenti dei Club
Tali attività erano già da allora organizzate in collaborazione dal SER.T e dall'ACAT,visto che le stesse persone operavano in entrambe le istituzioni:tale modalità continua tutt'oggi e con ottimi risultati.


















2.5 Cronologia degli Interclub


Nei primi anni di attività dei club,dal 1990 al 1993,venivano organizzati gli Interclub Zonali,incontri fra alcuni club a cadenza trimestrale.
Questi interclub zonali erano organizzati sulla base di un modello ben preciso che riproponeva quello della comunità multifamiliare allargata.Questi rappresentavano non solo l'occasione di un incontro amichevole tra le persone in trattamento ma anche il luogo dove poter discutere le situazioni e le problematiche complesse,che all'interno del club non trovano soluzione o che sono difficili da gestire.
Molti sono stati gli Interclub organizzati con questo stile e che avevano una cadenza trimestrale.
A partire dal 1992,il modello strutturale degli Interclub si è modificato ed, in allineamento con tutto il movimento alcologico nazionale si è trasformato in Convegno. La pura trasformazione della parola ha prodotto una modificazione sostanziale del tipo di incontro.Esisteva la necessita di creare un luogo dove ci fosse la possibilità di elaborare più approfonditamente alcuni nodi cruciali del pensiero e dell'azione;esisteva la necessità di conoscenze e di una apertura maggiori.
Vorremmo quindi ricordare che il cambiamento sopraccennato ha comportato di conseguenza ,l'organizzazione di un minor numero di convegni anche perchè sollecitati da incontri ,provinciali ,Regionali e Nazionali,che venivano proposti.
Il 1992 un momento importante per noi a Giaveno,perchè con il patrocinio del Comune e dell'U.S.S.L.,e in collaborazione con l'ACAT,viene realizzato il 2° Interclub Provinciale degli Alcolisti In Trattamento.sul Tema :
"L'alcolista in trattamento e la Famiglia".
I relatori provenivano dalle più interessanti e collaudate esperienze di trattamento, è stato un dibattito che ha messo in confronto esperienze che partivano da due approcci diversi ,quello sistemico e quello ecologico o verde del Prof. HUDOLIN










Capitolo 3



Lo sviluppo dei club nel territorio


Nelle pagine che seguono viene presentata in modo sintetico l'evoluzione dei club all'interno dell'ACAT e dell'USSL 35,la presentazione si articola seguendo due linee fondamentali:

a) sviluppo ed evoluzione dei CAT.
(Club degli alcolisti in Trattamento) nel territorio.
b) descrizione della popolazione di famiglie che negli anni dal 1989 al 1994 hanno avviato un'esperienza di trattamento nelle strutture alcologiche territoriali.
I dati che vengono presentati sono aggiornati al 31/12/94.Essi vengono esaminati facendo riferimento all'andamento della domanda di Trattamento per problemi alcolcorrelati proveniente dalle strutture sanitarie(ospedale,distretti,medico di base etc... e dal territorio.




3.1 Evoluzione dei club nel territorio

3.2 Rapporti tra CAT,ACAT,USSL35,ARCAT,AICAT

3.3 Evoluzione degli atteggiamenti all'interno dei CAT

3.4 Analisi di alcuni dati oggettivi

3.5 Alcuni dati sul consumo di alcolici in Italia








3.1 Evoluzione dei club nel territorio


Il territorio dell'ACAT,USSL 5.,può essere ipoteticamente suddiviso in tre aree geografiche con caratteristiche strutturali e socioeconomiche particolari-
-Una zona a Nord ubicata nella zona montana comprendente i comuni di Coazze,Giaveno,Valgioie che gravitano sul presidio ospedaliero di Giaveno.
-Una zona ,pedemontana con i comuni di Trana,Sangano,Avigliana
che gravitano nel presidio ospedaliero sia di Giaveno che di Avigliana.
-Una zona pianeggiante della 2° cintura del capoluogo Torino ,con i
comuni di : Orbassano.Volvera,Beinasco,Piossasco.
I Club nel periodo considerato hanno avuto un differente tipo di sviluppo nelle zone indicate.
Il primo club è stato aperto a Giaveno nel mese di Dicembre 1989.

La cittadina si trova in una zona centrale rispetto al territorio ed è facilmente raggiungibile,pertanto,costituiva il luogo adeguato per le poche famiglie in trattamento. Successivamente,le famiglie in trattamento sono aumentate con un ritmo similare nelle due zone di Giaveno e Avigliana,mentre non si verificava nella zona di pianura,nonostante si conoscesse l'incidenza della cultura alcolica.

Attualmente,si registra una inversione di tendenza,i club della zona centrale(Giaveno,Trana)incontrano delle difficoltà,perchè il numero delle famiglie in trattamento si è ridotto e si è dovuto rafforzarli con il trasferimento di amici dai club vicini.

Le ragioni di questo cambiamento sono plurime e al momento attuale ci sfuggono in tutta la loro complessità,ma siamo propensi a pensare che almeno in parte,possano essere ricercate nel tipo cultura che le famiglie hanno dovuto modificare con il loro"nuovo modo d'essere" nella comunità di cui fanno parte.












3.2 Rapporti tra CAT, ACAT, USSL.35/5, ARCAT, AICAT

Il club,come sappiamo,accoglie nel suo interno famiglie con problemi di polidipendenza; esso è collocato in un contesto sociale con il quale cerca di stabilire una rete di relazioni più intensa possibile,offrendo il proprio contributo per la protezione e promozione della salute.
Negli ultimi anni, nei gruppi è stata proposta una filosofia caratterizzata dalla massima apertura verso il Sociale, inteso sia come risorsa per il singolo che deve superare le difficoltà connesse alla vergogna,centralizzando cosi il recupero di una diversa visione di sè,sia come risorsa per il contesto, dal momento che il club si apre alle varie forme di sofferenza proponendo una nuova modalità di approccio basata sulla Solidarietà, sulla condivisione dell'amicizia.
Il Club così diventa parte integrante di una organizzazione più ampia.
Attualmente i club sono raggruppati nelle A.C.A.T.,che coincidono con il Territorio delle U.S.L.,le quali fanno riferimento all'organizzazione regionale delle A.R.C.A.T.,queste ultime a livello nazionale confluiscono nell'A.I.C.A.T..
Per quanto riguarda la nostra storia specifica ,i primi club facevano riferimento all'A.R.C.A.T.,che comprendeva tutti i gruppi della provincia,la sede dei CAT era ubicata presso il SER.T di Giaveno.
Le persone che vi partecipavano avevano il compito di promuovere iniziative comuni per favorire gli incontri tra i club,la sensibilizzazione delle autorità e del territorio.
Nel 1991 si è cominciato ad ipotizzare la possibilità di costituire un'ACAT,autonoma che vedeva nel SER.T di Giaveno il suo referente principale.
Questo ha fatto sì che l'organizzazione dei CAT ed il rapporto interazione/diffusione nel territorio diventassero sempre più funzionali alle esigenze presenti.
L'Associazione,una volta costituitasi(formalmente alla fine del 1991)ha mantenuto un rapporto costruttivo sia con le altre ACAT,limitrofe sia con l'Associazione Regionale ARCAT,si sono cercati momenti di incontro e confronto anche se più diradati nel tempo.










3.3 L'evoluzione degli atteggiamenti all'interno dei CAT

I Club degli alcolisti in trattamento sono comparsi per la prima volta nella realtà socio-culturale dell'U.S.L. 35 nel 1989.La loro presenza è stata voluta e sostenuta dal personale del SER.T e dal Servizio Medicina dell'Ospedale di Giaveno.
In quel periodo,l'attività dei club era iniziata quasi in silenzio senza grossi coinvolgimenti del contesto socio-sanitario.Coloro che per primi erano stati sensibilizzati,si erano entusiasmati al nuovo modo di gestire il problema e attendevano di avere delle risposte concrete prima di esporsi e di proporsi ad un contesto più allargato.I partecipanti ai gruppi erano fortemente motivati;vi era molta disponibilità ad aiutare,convincere,e sostenere chi iniziava ed anche chi,non del tutto convinto della scelta e dell'astinenza,faticava a decidersi.
L'esperienza era poca,l'entusiasmo molto rispetto all'obiettivo fondamentale : ottenere l'astinenza dall'alcol.A poco a poco,si è evidenziato come il cambiamento dovesse essere più profondo e significativo.
Nei primi anni le discussioni nei club erano focalizzate sugli aspetti della " malattia" e solo occasionalmente si spostavano al contesto relazionale.L'alcolista manteneva nelle discussioni una posizione di centralità,gli venivano attribuite responsabilità rispetto a quanto era successo e stava succedendo.
Sono trascorsi molti anni prima che gli operatori,i familiari e gli alcolisti in trattamento riuscissero ad abbandonare la concezione dell'alcolismo come "malattia"per considerarlo invece un comportamento,un'abitudine,uno stile di vita scelto tra i tanti possibili,non solo da colui che ha il problema più evidente,ma dall'intero nucleo familiare.L'attuale approccio ecologico al problema ha influenzato positivamente il processo,allargandolo alla multidimensionalità della sofferenza,ma nello stesso tempo ha messo in discussione quanti avevano trovato un proprio equilibrio nei processi di razionalizzazione che giustificavano il loro ruolo passivo rispetto alle richieste di cambiamento.
Affermare che l'alcolismo è un comportamento,uno stile di vita,stimola l'intera famiglia a sviluppare strategie per rendere possibile il cambiamento;pone le persone sullo stesso piano,le spinge a condividere le responsabilità, e a collaborare per sviluppare relazioni differenti.Le famiglie sono state stimolate a formulare nelle discussioni di club le loro speranze future.
Si sono modificate cosi le relazioni interne ai club e sono diventate via via più importanti le dimensioni della Solidarietà,dell'auto-aiuto ,dentro e fuori dai club.E' stato difficile fare accettare ai componenti dei club alcuni cambiamenti strutturali del movimento alcologico, prima fra tutti: la proposta di un trattamento che dura tutta la vita.In questa occasione le persone si sono sentite legate,coinvolte in un impegno troppo consistente per le loro aspettative.
Ora a distanza di pochi anni dall'apertura delle scuole territoriali, i club stanno trovando strategie adeguate per proporsi come referenti qualificati ed "esperti" per i problemi alcolcorrelati.Sempre più spesso sono le famiglie in trattamento che accompagnano o segnalano le nuove famiglie ai club.
Si sta concretizzando in tal modo il ruolo attivo dei Club verso la comunità per la soluzione dei problemi connessi alla salute.E' così che si sta intensificando una rete di relazioni che consente ai club di superare i problemi ed offre alla comunità ulteriori risorse.
Il Club si propone come agente di cambiamento nella comunità locale,perchè è testimone di una diversa cultura "alcolica" congiunta ad un atteggiamento attivo e cosciente per l'autoprotezione della salute.
E da sottolineare, in ogni caso, che i club incontrano ancora molte difficoltà ad aprirsi al contesto sociale per farsi ascoltare e comprendere da questo.
A livello informale i club sono, comunque , in grado di aprirsi ad una rete di relazioni con parenti ed amici,e vicinato,, facendo conoscere a questi, quali sono gli obiettivi da raggiungere.
Il lavoro che ci resta ancora da compiere è molto e riguarda l'allargamento della rete territoriale per coinvolgere altre Associazioni presenti sul territorio che si occupano di problemi sociali,di salute,della gestione del tempo libero e della qualità della vita.





















3.4 Analisi di alcuni dati oggettivi al 31/12/94


I dati riportati nel capitolo precedente (paragrafo 2.1),evidenziano una crescita disomogenea nel numero delle famiglie e in quello dei club.
Questo può essere imputabile alla domanda di trattamento espressa dalle famiglie in rapporto alla zona di residenza,congiunta alla necessità,sviluppatesi con il tempo, di risolvere situazioni di soprannumero che hanno portato o allo sdoppiamento dei club o alla costituzione di nuovi club in zone sprovviste degli stessi.
Tale procedura è necessaria alla realizzazione di parte del progetto di riabilitazione che individua la presenza dei CAT, a livello territoriale.un elemento importante per l'attuazione dei programmi alcologici ed è anche il presupposto di un lavoro di rete per la prevenzione.
L'analisi quantitativa dei dati relativi all'andamento del movimento alcologico(numero delle famiglie nei club),evidenziano una crescita progressiva sino al 1993,seguito da una fase di stasi che precede un sensibile calo registrato alla fine del 1994.
All'epoca , nei CAT. erano presenti 70 famiglie(1993),attualmente sono circa 83 famiglie frequentanti - 31\12\94-
Alla fine del '1994 si registra un lieve aumento nella zona (bassa valle)- Orbassano-Beinasco-Trana.
L'analisi dei dati indica una riduzione del numero complessivo delle famiglie nei CAT negli anni 93-94-,seguito da un recupero nell'ultimo semestre 94,tale dato in relazione all'abbandono di coloro che ,giustamente o no, hanno ritenuto concluso il trattamento ,(semplicemente smettendo di bere),ma risente anche della riduzione della domanda di aiuto proveniente sia dai servizi Territoriali,medici di Base,distretti ,SER.T, ecc...ed in modo particolare dalle strutture Ospedaliere.
Alla contrazione della domanda comunque,vanno associate le difficoltà,incontrate dagli Operatori e dai CAT nel promuovere un'adeguata motivazione in coloro che si trovano per la prima volta ad affrontare un trattamento prolungato nel tempo,dove la partecipazione al Club costituisce il nucleo centrale dello stesso.
Il sentimento di appartenenza,che si sviluppa nei primi mesi di frequenza,deve essere sufficientemente "forte" per consentire alla famiglia di proseguire il trattamento nel tempo,anche dopo che sia stata raggiunta l'astinenza(Sobrietà) e un discreto "equilibrio relazionale", all'interno del nucleo familiare.Solo allora è possibile pensare ad un progetto di cambiamento dello stile di vita della famiglia stessa.



Analisi dei dati:
In questo studio abbiamo preso in considerazione:
1)il numero complessivo delle famiglie entrate nei CAT dal 1990 al 1994
I dati si riferiscono all'analisi dei tabulati compilati settimanalmente nei CAT e analizzati mensilmente presso l'ACAT:Contemporaneamente,è stata condotta una rivelazione sulle cartelle aperte presso il SER.T, in cui si riporta il numero degli invii ai CAT.
I dati ottenuti sono poi stati confrontati fra di loro.
2)I nuovi entrati nei CAT negli anni 1990-94 sono stati poi analizzati in rapporto alla zona di residenza delle famiglie.
3) La domanda di trattamento è stata valutata in rapporto all'inviante,servizio ospedaliero e/o territoriale;
4) Il numero degli abbandoni per anno è stato preso in considerazione sia come indice quantistico indipendente, sia in relazione al numero delle famiglie in trattamento calcolando la percentuale di abbandono per anno.
Il grafico n°1 illustra la fluttuazione del numero complessivo delle famiglie impegnate nei CAT: I dati che vengono riportati sono ottenuti mediante la registrazione delle presenze mensili delle famiglie nei CAT e sono ricavate dall'analisi dei tabulati.






Grafico 1.1 Famiglie Presenti nei CAT dal 1990 al 1994



1) in questo grafico la curva evidenzia una crescita progressiva della popolazione impegnata nei programmi sino al 1993,seguito da un live calo del numero complessivo degli Alcolisti in Trattamento(AIT)-nel secondo semestre del 1993,fino ai primi mesi del '94.
2) Nell'1993, i programmi di trattamento rivolti agli alcolisti si sono aperti alle polidipendenze favorendo nei CAT l'inserimento di famiglie con problemi complessi.
Nel Grafico 1.1,tali gruppi sono evidenziati dal numero alla destra della colonna anni.

Analisi dei Dati

La diminuzione della popolazione in trattamento nei CAT,negl'anni '93-94, e la percezione soggettiva di alcuni operatori CAT,relativi ad un aumento degli abbandoni e ad una diversa motivazione al trattamento hanno indotto il coordinamento degli Operatori CAT,ad una valutazione più attenta alla domanda di aiuto.

Grafico-n°1.2




Il grafico n° 1.2 illustra il numero di famiglie entrate a far parte dei programmi alcologici dal 1990al 1994.Nel primo periodo,si può osservare un aumento consistente dei nuovi ingressi ,fino al 1993 ;questo parametro in aumento e dato anche dall'aumento dei Club sul Territorio dell'A.C.A.T.ValSangone.
Negli anni 1992-1994 ,dai tre(3) Club,si è passati ai 9(nove),nel territorio,e le famiglie attualmente al 31-12-1994 risultano essere n°83.






Grafico 1.3 Famiglie inviate dai SER.T

Il Grafico n°3 prende in considerazione il numero di famiglie inviate dal SER.T,ai Club dell'ACAT
La domanda di intervento proviene generalmente dalle strutture Ospedaliere e Sanitarie Territoriali.
Questo a nostro avviso,può essere considerato un dato interessante se consideriamo che uno degli obiettivi della metodologia di trattamento è proprio quella di collocare il CAT come primo punto di promozione della salute nel Territorio.





Il grafico 1.4 prende in esame i nuovi ingressi nel CAT suddivisi per zona di residenza.Questo dato è stato ottenuto analizzando i dati in possesso nell'archivio ACAT,dove sono riportati tutti i dati riservati degli alcolisti in Trattamento.
Possono esserci lievi differenze dovute allo spostamento di alcune famiglie determinate da esigenze lavorative,comunque i dati rispecchiano le caratteristiche generali.
L'analisi dei dati numerici evidenziano in modo ancora più significativo
quanto detto.

1990 8 Ingressi Zona di Giaveno
1991 10 Ingressi Zona di Giaveno
1991 6 Ingressi Zona di Orbassano
1992 3 Ingressi Zona Trana-Divisione Club 19
1992 8 Ingressi Zona di Piossasco-Divisione Club 52
1992 7 Ingressi Zona Avigliana
1993 5 Ingressi Zona Coazze-Divisione Club 71
1994 4 Ingressi Zona Voliera - Divisione Club 105
1994 4 Ingressi Zona Beinasco-Divisione Club 52
1994 3 Ingressi Zona Orbassano

Riassumendo la contrazione della domanda di Trattamento nei CAT,
interessa prevalentemente la zona storica dei CAT della Valle -Giaveno-
La tendenza espressa nella diminuzione della domanda di aiuto nel
corso dell'93-94, potrebbe rappresentare l'effetto di un cambiamento nella
valutazione di alcuni comportamenti a rischio da parte degli organi di
controllo, (maggior attenzione ai rischi di incidenti per guida in stato di
ebrezza) ma forse anche da parte dei medici di Base.
I soggetti che vengono segnalati al SER.T provengono
prevalentemente dai reparti Medicina degli Ospedali della zona;
per una serie di informazioni, durante un ricovero per cause di varia ragione.
Non appena le condizioni cliniche del paziente lo permettono,la famiglia viene consigliata di iniziare il trattamento con la partecipazione alla Scuola Territoriale e alla frequenza al Club.
Gli ìnvii ospedalieri calano considerevolmente nel 1992-fino ad un
totale arresto nel 1993.
Questi dati pongono molti interrogativi e necessitano di un'attenta valutazione con i medici Ospedalieri, per verificare se la riduzione della domanda è legata ad una diversa modalità di consumo di bevande alcoliche con minor compromissione organica o se piuttosto non sussistano altre difficoltà non dette nei rapporti con il SER.T,con l'Associazione dei Club(Carenza delle informazioni sui casi segnalati)





Grafico 1.5 Abbandoni per Anno

Il presente grafico 1.5,prende in considerazione la popolazione che ha deciso di interrompere il trattamento,dal 1990 al 1995,dopo un periodo variabile di partecipazione ai CAT. Considerando i numeri in assoluto espressi nelle colonne si osserva un aumento progressivo degli abbandoni che raggiunge la sua massima espressione nel corso del 1993 ed una sensibile riduzione negli anni successivi.
Il rapporto tra abbandoni e alcolisti in Trattamento era molto elevato nell'93,(5%) successivamente tale indicatore si è stabilizzato raggiungendo valori minimi ,verso la fine del 1994.
Sembra che in tale periodo i gruppi e gli Operatori impegnati nel trattamento abbiano trovato un proprio modo di stare assieme che rispondeva in modo adeguato alle aspettative reciproche e ai contesti condivisi.
Nel corso del 1994 questo equilibrio sembra rompersi vengono introdotte e divulgate alcune informazioni legate al cambiamento del "Trattamento" , si susseguono cambiamenti nei gruppi, i più anziani di trattamento raggiungono il traguardo dei "5 Anni".



Tutto ciò può aver scatenato una crisi evolutiva nei gruppi che solo ora sembra far emergere un nuovo equilibrio.Un analisi qualitativa dei dati ci spinge a formulare alcune considerazioni. Gli abbandoni, nei primi anni, riguardavano persone con astinenza(Sobrietà) più o meno limitate, mentre dal 1993 si sono associati sia gli abbandoni precoci che quelli tardivi. Per questi ultimi esistono speranze di una maturazione una crescita attraverso l'esperienza dei Club che permetta nel tempo di migliorare la qualità della vita.
L'analisi dei dati inerenti agli abbandoni evidenzia:
1)le percentuali di abbandoni tra il 1992-93,sono riferiti prevalentemente ad interruzioni precoci.
2)L'indice di interruzione dal 1993 in poi raggruppa al suo interno senza distinzioni coloro che interrompono precocemente e coloro che lo fanno dopo il periodo del terzo anno.
3)Il numero assoluto degli abbandoni aumenta negli anni in rapporto al numero complessivo degli alcolisti in trattamento.
4)Il rapporto Abbandoni/Alcolisti in trattamento varia dal 5% allo 1,3% alla fine del '94
5)La proposta di un trattamento globale e continuativo sui propri comportamenti ha provocato non poche resistenze nelle famiglie per le difficoltà a fare proprio questo contenuto e ad integrarlo con il processo di Cambiamento.
L'impegno costante nella vita di Club a volte, può essere percepito illusoriamente come ostacolo alla propria autonomia e spinge alcune persone a prendere le distanze adottando comportamenti di fuga senza considerare l'impossibilità ad avere una vita totalmente libera da vincoli di " Dipendenza" emotivo e/o relazionale.
Concludendo possiamo considerare gli anni 93-94 come una fase particolare del processo caratterizzato da difficoltà ad accettare le innovazioni delle modalità di trattamento.Ogni cambiamento induce un disequilibrio che va compensato con una nuova crescita rispetto alle modalità, ai contenuti interni ai gruppo, alle valenze affettive delle persone.
La raccolta dei dati qui riportati relativi al monitoraggio dell'andamento dei programmi continua tuttora presso l'ACAT,
e il Gruppo di Lavoro per l'Alcologia.
L'analisi dei dati raccolti ha spinto il gruppo ricerca ad iniziare uno studio più approfondito sulla popolazione in Trattamento.Lo studio che presentiamo in queste pagine (vedi capitolo 6 e seguenti),costituisce il primo lavoro concreto sull'andamento del lavoro dei CAT, si propone come obiettivo un 'indagine conoscitiva sulla popolazione entrata tra il 1990 e il 1994 a far parte dei CAT.


Lo studio è stato realizzato proponendo un questionario con domande chiuse a tutti coloro che alla data del 30\12\94 facevano parte dei Club e raggiungendo nei limiti del possibile, anche coloro che per vari motivi, avevano deciso di interrompere il trattamento indipendentemente alla durata dello stesso:
Il questionario è stato formulato dal gruppo stesso,e successivamente distribuito nei club avvalendosi , per questo , della collaborazione di alcuni componenti.
Obiettivo della ricerca era, conoscere le caratteristiche sociologiche della popolazione, valutarne le circostanze di avvio al trattamento e il rispetto delle indicazioni fornite dalla metodologia.
I dati relativi alle caratteristiche della popolazione sono stati confrontati con quelli relativi alla durata del trattamento ,al mantenimento dell'astinenza, al cambiamento in rapporto alla situazione lavorativa, allo stato di benessere fisico-psichico e sociale inteso come autovalutazione.
I dati raccolti sono stati considerati suddividendo la popolazione in due sottogruppi: le persone in trattamento(AIT)e coloro che hanno interrotto
Drop-out(DO).
Il gruppo ricerca era inoltre , interessato ad approfondire le caratteristiche che differenziano i due sottogruppi in AIT e DO ed in particolare le problematiche evidenziate dal gruppo dei DO.
E' forse presunzione riuscire ad individuare delle differenze significative tra i due sottogruppi che possono condurci ad ipotizzare le motivazioni che hanno indotto ad interrompere precocemente il trattamento.
Riteniamo che i risultati forniti dalla ricerca possano costituire uno studio importante per la conoscenza del problema ,ma non certo esaustivo.
Questo primo tentativo di conoscenza può diventare un momento di riflessione qualificato per coloro che operano attivamente nei CAT.
Il confronto tra i dati generali e lo specifico dell'esperienza di ognuno può far scaturire un interessante contributo alla prosecuzione della ricerca.
Una delle motivazioni che ci sollecita ad approfondire l'argomento è la delusione che prova il club quando una famiglia abbandona il gruppo, sopratutto se ciò avviene dopo un breve periodo di frequenza.
Una maggiore conoscenza delle circostanze e degli effetti che accompagnano questo fenomeno,potrebbe aiutare il CAT ad affrontare la delusione e vivere la situazione di separazione in termini evolutivi.
Ci sembra opportuno concludere questo capitolo accennando ad alcuni dati relativi alla situazione italiana per quanto concerne il consumo di sostanze alcoliche. Nel fare questo proponiamo una cornice di riferimento anche rispetto al contesto più ampio nel quale ci troviamo ad operare.


3.5 Alcuni dati sul consumo di alcolici in Italia

Da un indagine condotta da Assobirra nel 1991 sui consumi degli alcolici in Italia
("Alcol:consumi e politiche in Europa",D.Rossi), si rivela una riduzione quantitativa pro capite per quanto riguarda il consumo di vino:(116 litri nel 1968),(93 litri nel 1980 )e (60 litri nel 1990); mentre si rileva una leggera crescita del consumo procapite di birra:(17 litri nel 1980)-e(24 litri nel 1990).
Alcune stime per gli anni futuri prevedono una stabilità dei consumi alcolici, frutto però, di una compensazione fra diminuzione dei volumi ed aumento della gradazione media. La distribuzione dei consumi di alcolici sul territorio nazionale individua le regioni del versante nord orientale caratterizzate da un uso procapite nettamente superiore rispetto alla media nazionale.Tale caratteristica è in relazione positiva con un aumento della ricchezza economica in queste regioni, mentre, appare correlato negativamente con la "campagna di informazione alimentare",le quali, pur trattando i problemi relativi all'eccesso delle bevande alcoliche, si sono dimostrate inefficaci per quanto riguarda il modificare uno stile di Vita consolidato.
Nella ricerca sono individuate altre variabili correlate al rischio di un abuso alcolico; in particolare tale variabili sono:
1) La Classe Sociale e nello specifico i soggetti pensionati e di estrazione Montanara e/o contadina;
2) La Composizione delle famiglie dove la riduzione dei componenti sembra essere un fattore di rischio.
L'indagine individua, inoltre, cambiamenti nella scelta dei prodotti alcolici che appare maggiormente influenzata dalla trasformazione culturale prodotta dall'emigrazione che allenta la pressione di alcuni valori sociali proponendo modelli alternativi sul piano delle scelte comportamentali.
Il modificarsi delle condizioni socio economiche, accompagnate da maggior benessere e interesse per la cura della persona e della propria immagine accentua come valori l'auto affermazione ed il prestigio, che a loro volta, condizionano le valenze simboliche legate all'alimentazione.Le scelte nel consumo degli alcolici sono cosi indirizzate alla scelta di prodotti di prestigio, al bere fuori casa, avvalendosi di una maggior differenziazione dei prodotti.










Capitolo 4



Circostanze di avvio al trattamento



4.1 La domanda d'aiuto

4.2 Modalità con cui si esprime una domanda d'aiuto

4.3 Cenni alla metodologia di approccio del servizio di alcologia
al disturbo alcolcorrelato

4.4 Eventi che favoriscono l'avvio al trattamento

4.5 L'avvicinamento al Club

















4.1 La domanda d'aiuto

Nel nostro ambiente sociale,l'uso abituale di bevande alcoliche rappresenta un importante fattore di rischio per lo sviluppo di problematiche alcolcorrelate.
Queste difficoltà quando si manifestano, si configurano come situazioni di "crisi".
Il termine crisi viene utilizzato in modo generico per indicare una fase limitata nel tempo, caratterizzata da eventi interni o esterni che hanno un forte impatto sull'equilibrio di una persona o dell'ambiente a cui appartiene.E' quanto si può osservare in seguito alla improvvisa comparsa di problematiche alcolcorrelate,quali ad ext... complicanze organiche,difficoltà relazionali nella famiglia, ostacoli nell'ambito lavorativo.Nella crisi è possibile osservare una perturbazione dei meccanismi di regolazione di un'organizzazione personale e/o familiare; sono, di solito, diffusamente coinvolte tutte le persone che costituiscono il sistema.
Nello sviluppo dei programmi alcolcorrelati,la crisi esplode in coincidenza di eventi perturbatori che superano le capacità di adattamento della persona e della famiglia.
Sono spesso coinvolti operatori del Servizio socio-sanitario nella veste di consulenti,referenti,figure di sostegno.
Possiamo osservare che, nella maggior parte dei casi, le crisi si manifestano in coincidenza di situazioni ben definite:
1) Ricovero in Ospedale per Patologie
2) Conflittualità familiare(su indicazione dei familiari)
3) Rinnovo Patenti
4) Riscontro patologie fisiche alcolcorrelate da parte del medico di famiglia
5) Iniziativa personale
6) Servizi Sociali Territoriali


Queste esperienze di " Rottura della Quotidianità" si accompagnano solitamente a grande sofferenza ad hanno un impatto emotivo molto intenso, tanto da rimettere in gioco l'organizzazione psicosociale della persona nelle sue componenti interne e relazionali:





-Mondo interno: la continuità del sè,l'uso dei meccanismi di difesa,l'organizzazione delle identificazioni e dei sistemi delle idee, il mondo immaginario.
-Mondo esterno: le relazioni familiari, i legami di appartenenza nei gruppi informali, il proprio ruolo, il proprio status, gli atteggiamenti culturali comuni.
Ci sembra utile approfondire il concetto di "crisi" per poter vedere poi, anche le implicanze operative.
La medicina , ad esempio, ha assunto nei confronti della crisi atteggiamenti diversi nel corso del tempo sulla base della conoscenza dei meccanismi in gioco nella situazione critica.
Per la medicina primitiva, la crisi è la condizione che coincide con la risoluzione del male(la febbre ed i fenomeni critici intervengono per scacciare la malattia).Anche le crisi che ci coinvolgono nel corso dello sviluppo psicoaffettivo e relazionale vengono connotate positivamente come frasi transitorie inevitabili che comportano il passaggio ad una organizzazione diversa da quella precedente e più funzionale all'età.In questa accezione la crisi e definita salutare.
Queste considerazioni, pur con le dovute differenzazioni, valgono in generale anche dal punto di vista psicosociale: situazioni critiche che si riscontrano all'interno di organizzazioni familiari problematiche assumono a volte un andamento fortemente distruttivo fino ad estreme conseguenze.Nel corso della storia si è quindi passati da una concezione della crisi vista come condizione anticipatrice di una possibile crescita,all'idea che la crisi possa di fatto rappresentare una condizione di rischio per la vita.
Nello sviluppo dei problemi alcolcorrelati, la crisi è una condizione di disequilibrio in cui viene rimesso in discussione l'organizzazione del mondo interno ed il mondo esterno dell'alcolista;quindi sono possibili tre evoluzioni:
1) Rinforzo dello stile precedente
2) Cambiamento in senso migliorativo
3) Cambiamento in senso peggiorativo
L'opportunità dell'intervento in una situazione di crisi si basa sulle seguenti considerazioni.
-Prevenire un peggioramento dell'organizzazione personale o familiare;
-L'instabilità del sistema , nella situazione di crisi, consente una maggiore permeabilità ad interazioni significative rendendo più facile il cambiamento.
Quando una persona non sa cosa fare si aggrappa alla prima opportunità che capita. L'intervento nella situazione di crisi deve, quindi, tener conto delle numerose variabili presenti nel sistema e nel proprio contesto operativo e sopratutto alcuni rischi evolutivi;
-Interferire con le potenzialità di crescita del sistema nella situazione di crisi;
-Omettere un'azione che avrebbe potuto contrastare la distruttività del sistema
4.2 Modalità con cui si esprime una domanda d'aiuto

La domanda di un intervento specifico sul comportamento alcolcorrelato può essere sollecitata da persone diverse:
1) direttamente dalla persona che usa bevande alcoliche(si accompagna di solito anche ad altre richieste: difficoltà coniugali,sessuali,di solitudine).L'evoluzione , in questi casi , sembra buona se vengono contemporaneamente soddisfatte le richieste.
2) dai familiari o dai conoscenti;
3) La richiesta di consulenza da parte dei medici ospedalieri o dalla medicina di base in seguito al riscontro di problemi fisici alcolcorrelati (in seguito al primo contatto o più frequentemente dopo una ricaduta);
4) Dai datori di lavoro: aumento delle assenze sul lavoro, infortuni,diminuzione delle prestazioni;
5) Dai medici con funzione di controllo sull'idoneità alla guida di autoveicoli,medici della Commissione Medica Patenti di Guida.

Discutiamo brevemente i punti summenzionati:

1) E raro che un alcolista faccia direttamente una richiesta di aiuto per un problema alcolcorrelato: Solitamente le modalità di funzionamento psichico (meccanismo di difesa)sono tali da impedire alla persona di avere
una chiara visione della situazione e di voler un qualsiasi cambiamento.
2) I familiari che assumano questa iniziativa,solitamente vivono da tempo una situazione di pesante conflittualità . Nonostante questo,non si sentono di abbandonare il campo e non riescono da soli a creare da soli le condizioni per il cambiamento.
Vivono pertanto , una penosa sensazione di impotenza e nel formulare una domanda di aiuto esprimono la loro crisi .Spesso,in queste situazioni,la persona con problemi alcolcorrelati presenta altri disturbi (di personalità,di tipo narcisistico) e tende a non rispondere alle sollecitazioni del partner. L'iniziativa del familiare può d'altra parte rendere palese una situazione molto diversa: può essere un familiare molto attivo,la cosiddetta figura di riferimento in famiglia ,abituato a decidere per tutti e quindi anche per il partner relegato in posizione subalterna che non sa di trasgredire od opporsi se non attraverso comportamenti problematici.






3) Nel caso in cui una persona viene mandata da un medico, ci si trova più frequentemente,di fronte a persone con problemi fisici alcolcorrelati.Le patologie fisiche alcolcorrelate possono rappresentare una sollecitazione ad un cambiamento. Il professionista o il Volontario ,in questo caso, si trova molto spesso a dar voce a preoccupazioni o a desideri che non osavano emergere per incapacità o vergogna: La "crisi" fisica facilita l'espressione delle difficoltà relazionali vissute con sofferenza e con conflittualità che non avevano trovato modo di esprimersi diversamente.A volte, ci si trova di fronte a situazioni di passività complessiva quasi complice della "cattiva abitudine". Per non parlare delle situazioni in cui l'uso delle bevande alcoliche è funzionale al sistema,all'organizzazione attuale.
Più frequentemente, l'alcolista ed i familiari in questo caso, non sono in grado di porre una domanda di aiuto diretta, forse perchè connotano il proprio comportamento e quello del familiare in chiave moralistica:
"è un vizio"
"basterebbe la buona volontà"
A volte le famiglie ignorano prospettive e possibilità di intervento per cui si abbandonano ad una passiva rassegnazione.
4) I datori di lavoro solitamente non ostacolano iniziative a favore dei propri dipendenti dirette ad un cambiamento del comportamento alcolcorrelato. Il problema alcolcorrelato comporta, infatti, una riduzione dell'efficienza lavorativa e un aumento delle assenze per malattia.
Si stima che il numero delle giornate lavorative perse in Italia nel corso di un anno ammontino a circa 20.000.000 .
Nel corso del decennio 1981-1991,sono stati denunciati nel nostro paese 3.341.725 infortuni sul lavoro.Il 33% si presume sia correlato al consumo di alcolici.
Nel nostro contesto culturale è assai raro che il datore di lavoro assuma iniziative dirette per incentivare un cambiamento del comportamento alcolcorrelato. I contesti culturali e legislativi dove è prevista la possibilità di far leva sulla minaccia della perdita del posto di lavoro per indurre il dipendente ad iniziare un trattamento,si registrano percentuali di successo del 68%-85% .
5) Un eventuale conferma del disturbo alcolcorrelato,fatta sulla base di un colloquio ed esami ematochimici fatta dal medico del SER.T,si accompagna di solito alla proposta di un programma per favorire un cambiamento duraturo dello stile di vita.
Nella certificazione fatta da un medico del SER.T viene precisata la diagnosi,l'indicazione ad un trattamento,l'eventuale adesione dell'utente al programma proposto.



Riassumendo

La domanda di aiuto si esprime sempre in modo più o meno chiaro una situazione di crisi.
E' importante riuscire ad individuare le variabili che hanno scatenato la crisi(problemi fisici alcolcorrelati,minaccia ritiro patente), perchè possano essere utilizzate come possibilità di aggancio.
E' necessario intervenire precocemente affinché la crisi è in corso.
Si tratta di situazione transitoria,solitamente di breve durata,in cui la persona proprio perchè si trova di fronte ad un evento imprevisto che richiede un nuovo adattamento è massimamente permeabile a consigli e ad avviare esperienze nuove.





























4.3 Cenni alla metodologia di approccio al disturbo Alcolcorrelato

Primo Colloquio

Nel corso del primo colloquio per un problema alcolcorrelato,sia nella sede ACAT ,che nel SER.T,viene solitamente richiesta la presenza dei familiari,sia che si tratti di un primo contatto per una richiesta spontanea.
Nell'eventualità che un utente decida di presentarsi da solo,si farà un approfondimento sulle motivazioni che lo hanno indotto a fare questa scelta,rinunciando a potenziali risorse derivanti dalla famiglia.
Le figure professionali o Volontari che ,solitamente effettuano i primi colloqui sono: il Medico,l'Assistente Sociale,e un Operatore di CAT della zona Volontario o appartenente ad altri Servizi.
Nella nostra esperienza,la convocazione immediata della famiglia facilita il superamento dei meccanismi di difesa,in particolare del diniego, della minimizzazione dei conflitti, della negazione.Si tratta di automatismi frequentemente attivati nei colloqui individuali.Inoltre è possibile utilizzare la conflittualità familiare come spunto motivazionale per un cambiamento.
La presenza della famiglia ci consente con maggior facilità,secondo una strategia ormai ampiamente sperimentata presso il SER.T,di ridefinire l'alcolismo da "disturbo individuale" a "sofferenza del Sistema"; \tutto il sistema risente del problema alcolcorrelato e complessivamente viene coinvolto nel cambiamento.E possibile definire e comprendere il ruolo di ciascun componente il nucleo familiare in modo più rapido.
Vengono utilizzate tutte le risorse disponibili per l'attivazione della famiglia.
Durante il Colloquio possiamo individuare diverse fasi:
-Ci si presenta; si cerca di creare un clima di accoglienza che consenta ai presenti di poter parlare liberamente delle difficoltà attuali senza che si sentano giudicati.
Dobbiamo tener presente che l'uso di alcol è un comportamento fortemente stigmatizzato ed è socialmente etichettato come un "vizio".
Questo atteggiamento culturale di fondo ostacola la persona e la famiglia nell'espressione diretta ed esplicita dei problemi alcolcorrelati.
Molto spesso le persone presenti sono molto a disagio,si sentono in colpa e reagiscono negando il problema o attribuendo ad altri la totale responsabilità del cattivo funzionamento generale.





E' importante quindi "accogliere" la persona e la sua famiglia con problemi alcolcorrelati sdrammatizzando quando il livello di tensione è molto alto orientando i presenti verso iniziative costruttive.
Quando prevalgono il disimpegno o la minimizzazione dei problemi diventa fondamentale definire in modo chiaro e circostanziato l'insieme delle difficoltà alcolcorrelate e i tentativi falliti di risoluzione autonoma.
-Se si tratta di una "accoglienza " in Ospedale è importante chiarire il motivo della nostra presenza dopo aver appurato alcune notizie dal medico di reparto.
-Se si tratta del primo contatto con l'istituzione si raccolgono notizie di carattere generale sulla persona,sull'ambiente familiare e sociale,sulla storia di uso di sostanze.
-Si mettono in relazione le difficoltà attuali dell'utente e della sua famiglia con il comportamento alcolcorrelato come stile di vita o abitudine, evitando di connotarlo come malattia.
-Si introduce l'idea che tutta la famiglia è in difficoltà perchè vive al suo interno un problema alcolcorrelato.
-Si esplicita la necessarietà di un cambiamento delle abitudini personali e familiari sottolineando contemporaneamente che si tratta di un'impresa difficilmente realizzabile da soli.
-E utile far presente che il bere è un fenomeno ampiamente sovradeterminato: vi è infatti, un forte condizionamento legato al consumo di bevande alcoliche.
-E necessario,pertanto. farsi aiutare e quindi entrare a far parte di un sistema di tutela e promozione della salute per sè e per la Comunità Locale.
-Si valorizza il ruolo dell'alcolista in Trattamento
-Si precisano quindi, le consegne e le prescrizioni
Per favorire il cambiamento del comportamento alcolcorrelato si propone
un'esperienza articolata nei seguenti punti:
1)Alcuni incontri (2o3)con gli Operatori del Servizio Alcologia per una valutazione approfondita delle difficoltà
(disturbi fisici,difficoltà psicologica,relazionali ,sociali) delle risorse
(presenza dei familiari,ambiente lavorativo,punti di riferimento nel tempo libero);
.(Un incontro con il Servitore ACAT con tutta la famiglia) -2)Contemporaneamente agli incontri al SER.T si propone l'inserimento in un Club,sottolineando che si tratta dell'esperienza centrale del programma.
-Sempre in contemporanea si propone la partecipazione ad un ciclo di 10 lezioni sulle problematiche alcolcorrelate:la Scuola Territoriale.
-4) L'esperienza per poter incidere su un'abitudine tanto radicata deve essere necessariamente a lungo termine.





Indicazioni Comportamentali Per la Buona Riuscita Del Programma

1)Partecipazione attiva,regolare di tutta la famiglia al CAT, alla Scuola Territoriale,agli incontri con gli Operatori del Servizio Alcologia;
2)L'eliminazione di tutte le bevande alcoliche da casa ed i loro derivati,
3)Astinenza dalle bevande alcoliche da parte di tutta la famiglia;
4)Evitare di frequentare ambienti e amicizie a rischio,specialmente nel primo periodo;
5) Informare le persone più significative dell'iniziativa,raccontando la propria esperienza di cambiamento;
6)Impegnarsi ad un atteggiamento diretto,trasparente di fronte alle difficoltà,alle ricadute, a uno scadimento dell'interesse per il programma,
a problemi vari nel gruppo e fuori;
7) Seguire le prescrizioni del disulfiram(Antabuse,Etiltox)per almeno un anno,sempre su indicazione del proprio medico di base.























4.4 Eventi che favoriscono l'avvio al trattamento

La partecipazione della famiglia
La partecipazione al club dell'alcolista e i suoi familiari è importantissima per rimettere in gioco relazioni,alleanze, atteggiamenti che si sono costruiti e consolidati nelle varie fasi della storia familiare.
Le relazioni Familiari ,per l'importanza che rivestono nella formazione dell'identità di ciascuno,condizionano e sono condizionate da comportamenti legati al bere,tanto che risulta molto difficile stabilire delle responsabilità o ricostruire una punteggiatura sulle origini e sui meccanismi di consolidamento di questi comportamenti.
Nelle famiglie con problemi alcolcorrelati c'è sempre un'alta conflittualità tra i diversi componenti,legata a continue,reciproche insoddisfazioni che si accrescono progressivamente da una lettura distorta delle difficoltà emergenti.
Ognuno tende ad attribuire all'altro la responsabilità per tutto quello che non funziona,impedendosi di recepire il proprio contributo al cattivo andamento delle relazioni familiari.La proposta di un programma "per la famiglia" offre una lettura diversa del problema.Consente di superare punti di vista già noti nell'ambito familiare e giudicati incapaci di risolvere il dissenso perchè irriducibili.Il programma consente di rompere una circolarità perversa,rispetta l'immagine di sè e la dignità di ciascuno,consente di "salvare la faccia", in quanto non designa ne vincitori ne vinti, ma tutti devono attivarsi per migliorare la qualità della vita nel proprio ambiente vitale." Tutti sono in Trattamento"Il trattamento consente, inoltre, di superare una penosa sensazione di impotenza e di immobilità; solleva dai sentimenti di colpa legati alle continue promesse e proponimenti di cambiamento che non si sono mai realizzati.L'incapacità di raggiungere gli obbiettivi che continuamente vengono riproposti in una famiglia con problemi alcolcorrelati, come il "ridurre i consumi", si accompagna ad un profondo sentimento di frustrazione che intensifica il bere in un circolo che non ha fine.La famiglia .all'interno del club,è sollecitata ad utilizzare strumenti e scelte concrete: la partecipazione al club e l'astinenza dalle bevande alcoliche diventano strategie che consentono di ridefinirsi verso obbiettivi realizzabili,costruttivi, con ampia potenzialità evolutiva.E' da sottolineare che la mancata partecipazione dei familiari può,compromettere seriamente le capacità trasformative dell'esperienza nel club.In questa eventualità, si ripropongono inevitabilmente le solite differenze ,tra chi ha il problema e chi non c'è l' ha ,tra chi deve partecipare al trattamento e chi può esimersi dal farlo,tra chi opera uno sforzo per definirsi diversamente e chi si ripropone con la modalità abituale.E' una battaglia che viene giocata un'infinità di volte all'interno di una famiglia con problemi alcolcorrelati e che lascia tutti i contendenti svuotati e vinti.
La Pastiglia.
Nella prima parte del programma è prevista una visita medica diretta a verificare la possibilità di utilizzare il disulfiram comunemente conosciuto con il nome commerciale di Antabuse oppure più genericamente come "pastiglia".
E' un farmaco che interferisce con il metabolismo dell'alcol etilico inibendo l'enzima aldeide-deidrogenasi. Quando una persona in trattamento con disulfiran consuma bevande alcoliche si procura uno stato di intossicazione acuta più o meno grave. I disturbi che si accompagnano più frequentemente a questo stato di intossicazione sono: arrossamento al volto,nausea,vomito,malessere generale,cardiopalmo,dispnea ecc... L'antabuse scatena,quindi,una reazione tossica quando si assumono bevande alcoliche.La "pastiglia ", viene assunta per rafforzare i "meccanismi di protezione" della persona astinente dell'alcol.
Le situazioni di esposizione al consumo di bevande alcoliche sono estremamente frequenti nella nostra cultura e rappresentano situazioni a rischio per l'alcolista.La consapevolezza della reazione tossica che può accompagnare l'assunzione di alcol combinato all'antabuse rafforza la capacità decisionale della persona a protrarre l'astinenza:Quando non vi sono controindicazioni assolute, nei nostri CAT ,si consiglia l'assunzione per un periodo di almeno un anno.
Il farmaco viene presentato come un valido strumento di supporto che favorisce il contenimento del bere alcolico. Va prescritto da un medico sensibilizzato ai problemi alcolcorrelati e che conosce l'intera metodologia dell'intervento. Si devono escludere le persone che presentano controindicazioni assolute quali ad esempio quelli con cardiopatie gravi in compenso labile,insufficienza epatica,polineuropatie manifeste,diabete.
Il rituale della somministrazione è altrettanto importante quanto il meccanismo d'azione del farmaco . La compressa viene preparata da un familiare che partecipa al programma ed è assunta dall'alcolista in sua presenza per favorire l'adesione alla prescrizione.
Gli effetti collaterali del farmaco sono relativamente poco frequenti .
Sarebbe comunque opportuno che gli Operatori dei CAT fossero ben informati della possibile comparsa di effetti collaterali in seguito all'uso protratto del disulfiran , e farne immediata segnalazione al medico di riferimento. In questo caso ,la decisione di continuare ad utilizzare questo strumento protettivo per il singolo utente,dovrà tenere presenti tutte le componenti del gioco.
In alcuni club si conserva l'abitudine della somministrazione del disulfiran durante la seduta settimanale anche se è stata sospesa la somministrazione quotidiana. Si tratta di una disposizione consigliata da tempo a livello del gruppo operatori ma che è stata adottata solo da alcuni club.



Nell'esperienza di molti operatori di club,molti alcolisti avviati al trattamento non ha mai assunto l'antabuse probabilmente perchè presentavano controindicazioni al farmaco.
Questo dato potrebbe essere considerato un indicatore indiretto del numero di persone che avviano l'esperienza di Club in condizioni fisiche assai precarie per la presenza di patologie organiche alcolcorrelate.
Sembra verosimile che le famiglie avviino un trattamento per disturbi alcolcorrelati con molto ritardo rispetto alla comparsa del disturbo comportamentale.
L'alcol richiede infatti di essere consumato per diversi anni in modo eccessivo per poter determinare danni organici.
A tutte le famiglie che frequentano i club viene chiesto di eliminare tutte le bevande alcoliche che si trovino in casa ed i derivati dell'alcol(aceto)
La prescrizione solleva abitualmente resistenza perchè richiede una modifica di abitudini nei confronti di ospiti,amici,parenti,ecc...
Si consiglia di evitare luoghi a rischio nel primo periodo(tre mesi)
Con queste prescrizioni si vogliono evitare esposizioni a rischio alle bevande alcoliche nell'ambito domestico e nei comuni luoghi di ritrovo.
La persona con problemi alcolcorrelati è molto vulnerabile alla vista di luoghi e situazioni dove abitualmente si consumano bevande alcoliche;spesso si trova in imbarazzo incontrando le persone che bevevano con lui.
Se il soggetto non può esimersi dal rapporto con queste persone va invitato a riferire ai conoscenti la scelta di astenersi dal bere per motivi di salute
Un'attenzione particolare va posta ai momenti di ritrovo Sociale,cene,
pranzi,matrimoni ed altre feste in cui il rito si accompagna al consumo socializzato di bevande alcoliche e dove la pressione ambientale al consumo è molto forte.Il compito di eliminare le bevande alcoliche da casa viene abitualmente assegnato ad un familiare per garantire una maggiore aderenza alla prescrizione.La mancata esecuzione del compito rende manifesti comportamenti tendenti al mantenimento delle abitudini in atto.Si suggerisce ,inoltre,di rendere noto anche ai conoscenti più vicini,il programma alcologico a cui hanno aderito.E' una soluzione importante perchè consente alla persona con problemi alcolcorrelati di proteggersi con maggiore facilità dalle sollecitazioni ambientali e consente indirettamente una, sensibilizzazione allargata.








4.5 L'avvicinamento ai Club

Nelle pagine che seguono cercheremo di fare una breve analisi su quelle che possono essere le difficoltà di un club,in particolare,ci si soffermerà sulle varie perplessità,sugli ostacoli,sulle incertezze incontrate da una qualsiasi famiglia che decide ed accetta di entrare a far parte del gruppo.
Il Club è una Comunità Multifamiliare.
Le persone che si riuniscono in un club hanno in comune una stessa esperienza di disagio e, nel tentativo di aiutarsi,affrontano e gestiscono nel migliore modo possibile le innumerevoli difficoltà legate ai problemi alcolcorrelati.E necessario ricordare ancora una volta che parte integrante del club non è l'alcolista come individuo ma la famiglia, e non solo, molte famiglie.
La Famiglia
Come avviene l'ingresso di una nuova famiglia all'interno di questo gruppo?
Come accennato nella premessa è indispensabile in un club essere tutti sullo stesso piano,condividere la stessa esperienza di disagio per riuscire a dare il miglior aiuto possibile.
Una famiglia nuova che si avvicina ad un club è spesso sconfortata,amareggiata,confusa,rigida,non ne vuole sapere,ancorata alle sue false sicurezze,bloccata dalle sue paure.
E' convinta di aver fatto tanto, forse tutto il possibile e di aver sacrificato tanti anni senza risultato e senza miglioramento.
L'alcolista dal canto suo,giunge al club negando che la sua sia un'abitudine di cui non possa farne a meno.
Egli prova vergogna,di trovarsi tra gli alcolisti in trattamento perchè pensa che l'alcolista sia l'ubriacone o tutti gli altri bevono,tranne sè stesso.
Il primo impatto non è molto semplice;tra le molteplici sensazioni sperimentate da una famiglia al primo impatto con il club di alcolisti in trattamento prevalgono la confusione e il disorientamento,le aspettative iniziali di una famiglia al primo incontro con il gruppo sono spesso disattese;essa si rivolge al club pensando che il problema sia "dell'altro" (cioè solo del familiare che beve) e chiede l'aiuto per il soggetto portatore di tale problema.Non è facile chiedere a tutta la famiglia un coinvolgimento senza esclusione e non è facile far comprendere il significato del cambiamento dello stile di vita.
Già dalla prima sera la famiglia si rende conto che è necessario prima di tutto cambiare il proprio punto di osservazione per acquisire una visione diversa della propria situazione ;smettere di bere non è difficile,la vera difficoltà è mantenere nel tempo questa scelta.


L'alcolista non è il "problema",ma il problema è l'abitudine al consumo delle bevande alcoliche condiviso dalla famiglia.Tra le difficoltà immediate a cui una famiglia è subito chiamata a far fronte vi è quella riguardante l'eliminazione dell'alcol e i suoi derivati dall'ambiente domestico.
Questa resistenza è legata non tanto e non solo ad una difesa del proprio bere,ma sopratutto alla paura di riconoscersi e di essere riconosciuti diversi dagli altri,"i normali".E' anche vero che l'eliminazione dell'alcol viene accettata subito e mantenuta successivamente anche quando l'esperienza con il club viene interrotta.Un'altra grossa difficoltà può essere per la famiglia riconoscere di dover "Cambiare"prima di " comprendere".
Il bere alcol è un comportamento,un abitudine che va modificata al più presto: attendere non serve.La speranza che il problema si risolva da solo è inutile e ciò è stato compreso da tempo,come il credere di poter controllare la sostanza:l'azione avviene prima della comprensione.L'astinenza è allargata e viene richiesta non solo all'alcolista ma anche ai familiari,e questa è una indicazione difficile che suscita notevoli difficoltà perchè su questo aspetto del problema prevale spesso un atteggiamento ambivalente:si vuole eliminare il bere alcol, ma solo quello dell'alcolista.
Molti non ammettono la responsabilità che la famiglia riveste nel mantenere l'uso di alcol e si rifiutano cosi di comprendere il ruolo indispensabile che il cambiamento del comportamento ha nella soluzione del problema.
Un'altra difficoltà è rappresentata dalla richiesta di una presenza costante e attiva dei familiari nel programma.Quindi,non solo nelle sedute di club,ma anche nello svolgimento delle cariche,nei patronage ed in tutti i momenti di socializzazione del gruppo.Le resistenze maggiori a frequentare il club si notano sopratutto nei figli in età adolescenziale e nei mariti delle donne alcoliste in trattamento.
Questi appaiono i sistemi più" distanti".













Perché gli adolescenti non frequentano?

La necessita costante per l'alcolista e voler chiudere con il passato,e un passato che gli pesa,rischia di lasciar fuori chi è più debole e maggiormente in difficoltà,cioè i figli.
Pur accettando l'idea che tutta la famiglia deve entrare nel programma, in realtà la famiglia stessa pensa che i figli ne possano anche stare fuori.
Questa volontà di esclusione nei confronti dei figli è evidente e forte perchè si ritiene che questi non siano toccati dal problema.Come potesse esistere un sistema al di fuori di se stesso!
Talvolta è lo stesso operatore che si trova nella posizione della famiglia sia per il timore di mettere in crisi il rapporto dei genitori con i figli,sia perchè ne condivide in sostanza l'atteggiamento.
Questo comportamento che nasce dal desiderio sincero di voler dare il bene migliore ai propri figli,rischia in realtà non solo di escludere una parte importante della famiglia dal trattamento,ma,sopratutto rischia di lasciar fuori chi sofre di più perchè impotente e perchè meno capace di difendersi.
Ed è per questo motivo che spesso le cose non cambiano e i due sistemi continuano a restare distanti: i figli continueranno a sentire colpe che non hanno e a far ricadere sul genitore colpe che non vogliono ma che sono frutto di un passato sofferto;i genitori trovano cosi il modo di espiare le loro colpe. Uscire dall'isolamento cioè da quel rapporto"esclusivo" con la sostanza non significa solo accettare di avere un problema di dipendenza.ma vuole dire cominciare ad avere un rapporto diverso,con gli altri .
E' necessario,quindi ,saper accettare le sofferenze trasmesse ai figli riconoscendo loro il diritto di trovare uno spazio in cui ricostruirsi e rinascere assieme alla loro famiglia.

Ed i mariti?
La donna alcolista è considerata più "anormale" dell'uomo alcolista.Questo atteggiamento culturale molto radicato e condiviso ha ripercussioni ancor più accentuate all'interno della famiglia.
La resistenza dei mariti è molto difficile da vincere:sono in difficoltà a riconoscere e molto di più accettare il problema del bere della moglie.
La donna ,la moglie.semplicemente non deve bere ma ci accorgiamo molto spesso che dietro alle quinte il problema alcolcorrelato e presente anche nel marito.




Il Club
Le difficoltà ad accettare il coinvolgimento diretto si notano nella fase iniziale, ma si possono riscontrare anche successivamente quando, raggiunto l'obiettivo dell'astinenza dall'alcol, alcuni componenti della famiglia si estraniano dal problema accontentandosi dell'equilibrio raggiunto e convinti che si manterrà per sempre.
Per sottolineare un dato importante relativo agli inserimenti delle famiglie nei CAT ci riallacciamo alla ricerca.
Fino ad un anno fa gli inserimenti al CAT venivano effettuati in modo parallelo sia dal servizio alcologia che dall'ACAT, e continuano attualmente.
Questa modalità ha influenzato in modo considerevole l'operato del Club sopratutto durante la prima fase: quella di accoglimento e di avvio al Club delle nuove famiglie.
Perciò tutte le famiglie che entrano nei Club(CAT) e prese in esame,hanno fatto un percorso intensivo: chi ambulatoriale,chi in regime di ricovero ospedaliero, eccezione fatta per poche famiglie che sono entrate direttamente nel Club.
Il Club quindi, finora ha avuto solo di riflesso il compito dell'accoglienza e quello di motivare una famiglia al trattamento.
Il Club però sentiva da subito la necessità di instaurare un buon rapporto con questa famiglia riuscendo un pò alla volta a dare ad essa un senso reale di appartenenza.
E' vero,comunque,che il Club deve ed è responsabile nei confronti di tutti i suoi componenti.
Il primo problema del Club al quale si trova di fronte una nuova famiglia è come aiutare,come intervenire,come fare qualcosa.
A volte agire,come voler far agire l'alcolista e la famiglia fanno dimenticare che la sola e semplice presenza di essa nel Club è nella prima sera "l'aiuto" fondamentale.
Ma come si esplica l'aiuto del Club?
Il Club intuisce,come in un primo momento le persone si trovano in uno stato di grandissima difficoltà;quindi si adopera per far percepire alla famiglia la sua vicinanza e la sua condivisione.
Alcuni Club manifestano questa condivisione discutendo animatamente,altri invece in modo più silenzioso; l'operatore, dal canto suo,dovrebbe innanzitutto conoscere bene quali sono gli atteggiamenti da evitare come ad esempio la fretta di trovare soluzioni e la mancanza di sensibilità.




C'è un piccolo aspetto, che a volte , il gruppo dimentica preso com'è dalla necessità di osservare le persone.
L'osservazione e la riflessione sono elementi importanti e indispensabili per comprendere il più possibile la famiglia in difficoltà e questo nella speranza che l'accettazione e la conoscenza possano successivamente trasformare questo primo approccio in una relazione di aiuto positivo.
L'importante è comunicare accoglienza e dare il benvenuto.
Bisogna mostrare immediatamente la volontà ed il desiderio di prendersi cura della famiglia. Come si può dire "di voler bene"se il Club non mostra interesse e capacità di ascolto? Sappiamo che questo, a volte, non è facile o perchè la famiglia non riesce a conseguire l'astinenza, o perchè non accetta alcune regole e indicazioni, o perchè non vuole essere aiutata, o per poca chiarezza nelle modalità di approccio con il Club. Nascono cosi antipatie e discussioni; alcune famiglie abbandonano il Club ed esso tende a ritirarsi risentito perchè la famiglia vuole fare a modo suo, dimenticando ancora una volta, che è necessario rispettare i ritmi di ognuno e che c'è molto tempo a disposizione per cambiare. Dare consigli e informazioni è un ausilio prezioso che i componenti del Club utilizzano sopratutto a favore dei nuovi. E' bene precisare che questi consigli e informazioni che si danno devono essere supportati dalla propria esperienza personale.Solo cosi acquisiscono valenza e possono essere accettati maggiormente.
I membri più vecchi, con più esperienza, parlano agli altri esponendo il modo in cui hanno risolto i loro problemi. Ma cosa è bene non dimenticare nel momento in cui si accoglie una famiglia?
-Si deve imparare a considerare la presenza come espressione di ricerca d'aiuto
-Si deve motivarla a frequentare il Club
-Si deve ricordare alla famiglia che essa non può escludersi ne può limitarsi a partecipare passivamente, ma deve entrare nel processo di cambiamento dello stile di vita. Sembra che il periodo difficoltoso sia quello iniziale i primissimi giorni e il primo anno. Ci sono alcolisti difficili come pure ci sono famiglie difficili che non riescono a trovare una motivazione valida e sufficiente per cambiare lo stile di vita e che stanno al Club senza avere la convinzione di starci fino in fondo.
Spesso sembrano solo in attesa di un alibi per chiudere con il gruppo.
La richiesta di impegni precisi e costanti nel tempo mette in crisi la ricaduta dell'alcolista che viene usata come inutilità a proseguire;la famiglia si arrende ed abbandona il Club. La motivazione che probabilmente sta sempre alla base di un abbandono è la mancanza di una relazione empatica con i nuovi
E chiaro comunque che questo non dipende solo ed esclusivamente dal Club.Secondo il Prof.Hudolin" Il Club non dovrebbe dimenticare che la fase iniziale del trattamento dura 10 anni e che l'impazienza provoca solamente disagi.














CAPITOLO 5



Esperienze

5.1 Esperienze di Alcolisti e Familiari
5.2 Esperienze di Club
5.3 Esperienze di Operatori



















5.1 Esperienze di Alcolisti e Familiari

Siamo una Famiglia.

Siamo una famiglia che da poco ha iniziato il cammino con il CAT,dapprima eravamo una famiglia rovinata dall'alcol, non c'era più dialogo tra di noi, non riuscivamo a risolvere il nostro problema.
Per molto tempo abbiamo creduto di poter risolvere il problema in famiglia forse per la vergogna di non farlo sapere ad altre persone.
Con il passare del tempo la situazione si aggravava e con il consiglio di un medico che ci ha indirizzati verso il CAT fino ad allora sconosciuto, dopo un periodo passato con il CAT abbiamo appreso delle cose molto importanti tra le quali che l'alcol non è il problema di un solo componente della famiglia ma di tutta la famiglia e che tutti i componenti devono fare il possibile per cambiare il proprio stile di vita.
Cosi facendo e con la Solidarietà dei molti nuovi amici, mio padre ha iniziato il suo cammino di Sobrietà nei confronti dell'alcol e l'alcol è uscito totalmente dalla famiglia e ne siamo tutti fieri e contenti.

B. Giuliano
CAT 109 Trana



















L'alcolista in Trattamento e la sua famiglia.

Sono Giuseppe e come molti abusavo dell'alcol, pensavo sempre a bere trascurando i miei genitori e me stesso.
Alcune volte stavo anche dei mesi senza dare mie notizie, e quando mi facevo sentire,i miei genitori cercavano sempre di dirmi che quello che stavo facendo era sbagliato e dovevo cambiare. Io mi difendevo dicendo che non bevevo più,ma dopo pochissimo tempo ci ricadevo di nuovo. Tutto questo succedeva prima di conoscere il CAT, che adesso sto frequentando con ottimi risultati. Adesso la mia vita sta cambiando, il rapporto con i miei parenti sta migliorando molto, e la vita la vedo sotto un altro aspetto. Sono molto contento di frequentare il CAT per tanti motivi , uno di questi è che ho conosciuto delle persone che hanno il mio stesso problema, e insieme si cerca di risolverlo parlandone e dicendo sempre la verità,quando ci incontriamo un 'ora e mezza alla settimana per discutere dei problemi propri , e ascoltando anche quelli delle altre persone, per risolverli insieme e con l'aiuto degli operatori che ci ofrono sempre la loro amicizia e solidarietà.
Il CAT sta facendo tanto anche per la mia famiglia, perchè non vedendomi più a bere sono molto contenti,in particolare mia madre e il mio patrigno che frequentano il CAT con me. Anch'io sono molto contento di poter contraccambiare con altre persone che si rivolgeranno al CAT,proprio come ho fatto io chiedendo aiuto senza vergognarsi, e partire con l'astinenza con molta convinzione.

CAT 109 Trana M. Giuseppe
















Tutto può cambiare.

Chi, più di un anno fa, fosse entrato in casa nostra, non avrebbe incontrato una famiglia.Vivevamo insieme ma eravamo come estranei, immersi ognuno nei propri interessi e nei propri problemi e non ci rendevamo conto che ci stavamo allontanando sempre di più.
Papà ,pur sapendo di questa situazione,si era fatto soggiogare dalla spirale dell'alcol e passava la maggior parte del suo tempo con quelli che credeva suoi amici e che lui esaltava come le uniche persone capaci di comprenderlo, mentre in realtà seminavano discordia nella nostra famiglia.
Certo papà si preoccupava per noi,ma non riusciva a darci e ad essere come lo avremmo desiderato.
Quante volte abbiamo vuotato con rabbia il suo vino!Ma erano tentativi inutili e vani.
Mamma ,dopo esserci stata accanto negli anni delicati della nostra crescita, aveva fatto la sua scelta di libertà , allontanandosi dalla famiglia, pur non abbandonandoci in nessuno dei nostri bisogni.
Noi figlie avevamo scelto di stare accanto a papà, perchè era il più debole. Ma la relazione tra di noi era sempre burrascosa.
Poi... finalmente , un giorno, l'incontro con i veri amici : ...il CAT.
Da quel giorno, la nostra famiglia ha intrapreso un cammino di rinascita: come ci fossimo riscoperti nella nostra realtà più profonda. Mamma è ritornata con noi ,papà ha riacquistato il suo ruolo di capofamiglia: di marito e di padre.Ci sentiamo solamente ora, una vera famiglia, capaci di condividere, di gioire, di fare sane e grandiose litigate , insomma di essere noi stessi.
Ed è ora, con questo nuovo spirito, che vogliamo dire quello che non abbiamo mai detto a papà , ma che abbiamo sempre portato nel cuore.
Grazie papà per la forza che hai saputo dimostrare, grazie per quello che sei e per quanto hai costruito per noi,ma sopratutto per te stesso.
Grazie anche a te , mamma , per aver intrapreso questo cammino accanto a papà e per non averlo lasciato solo.
Ma il nostro grazie oggi vorrebbe dare voce a tutti i figli che hanno avuto il nostro stesso problema; ed a tutte le persone ed alle famiglie che ancora sofrono per causa dell'alcol; vorremmo dire che la presenza ai CAT è la testimonianza più profonda che tutto può cambiare, soprattutto quando si ha al fianco una grande famiglia come quella dell'ACAT.

CAT 71 . Giaveno Laura C.




Non restare soli per liberarsi dall'alcol


La solitudine è una cosa opprimente
ed è quello che è successo a me, nella mia vita ho sofferto molto la solitudine al punto di darmi all'alcol, e non guardando in faccia nessuno.
La mia bambina tante volte mi diceva" ma perchè bevi mamma" ma io non le davo risposta e continuavo imperterrita a bere, la mia bambina ne ha sofferto molto di questa situazione ,fino al punto di dirmi:
" Mamma vuoi morire con il bicchiere in mano ?E allora muori!."
Io piangevo a queste parole ma era più forte di me e continuavo a bere. Sono stata tante volte ricoverata e tutte le volte mi promettevo di smettere, ma invano; mia figlia e mio marito mi stavano vicino, ma non mi bastava ,ero sola con me stessa ed ecco il mio nemico ricomparire al mio fianco e bevevo.
Non mi importava di niente e di nessuno, finche all'ultimo ricovero qualcosa è scattato in me.Ci sono stata 20 giorni,in ospedale, in questi 20 giorni ho meditato cosi a lungo di cosa era stata la mia vita fino adesso e mi sono detta che ero una fallita,questa frase mi ha sconvolta.Ho detto basta ,questa volta basta sul serio lo faccio per mia figlia, che è la cosa più cara al mondo.
Ne parlo con i medici e loro mi propongono di entrare nel CAT.
Era un venerdì,sono venuti a prendermi in ospedale 2 membri del CAT e mi sono trovata subito a mio agio,quando esco dall'ospedale avendo finito la cura e faccio ritorno a casa, avevo una forza interna tale da odiare il bicchiere di vino(i miei sono molto scettici)ed amare sempre più la mia bambina e mio marito. Ora sono una mamma felice,ora non sono più sola e dico a coloro che si sentono soli, non isolatevi ma cercate delle amicizie sane e sopratutto disponibili ad ascoltare,mi rivolgo a tutti quelli che non conosco e che avrebbero bisogno di aiuto,state lontani dall'alcol, in quanto ti distrugge e distrugge coloro che ti sono vicini e che ti amano.
CAT 71 Giaveno Maria Teresa










Io Alcolista in Trattamento

Io sono La Perna Giulio e scrivo il mio nome e cognome perchè ho ripreso moralmente la mia identita e questo lo devo alla donna che amo,al CAT,ed agli amici che frequentano come e che mi sono vicini.
La rinascita di un alcolista ,diventa anche la rinascita della famiglia,perchè e la famiglia che patisce maggiormente della situazione,aumentano le incomprensioni e l'alcolista si sente abbandonato da tutto e da tutti.
Segno con attenzione queste serate nelle quali ognuno racconta la propria storia sia di alcolista sia di accompagnatore,la propria vita fatta di discussioni e specialmente di menefreghismo verso la famiglia.
Ora dopo tanti anni di liti e di vita difficile,posso finalmente dire che con il mio aiuto e quello della mia famiglia e non per ultimo il CAT,il problema è risolto per sempre.
Antonella racconta: Sono la figlia di un alcolista in Trattamento e accompagno mio padre al CAT
Nel CAT che noi frequentiamo le persone hanno riscoperto la gioia di vivere,hanno detto stop all'alcol,e con l'aiuto di tutti ce l'hanno fatta.Adesso la mia famiglia è molto più tranquilla, siamo tutti più sereni, si parla di più e ,poi ci sono tanti amici disposti ad ascoltarti quando ne hai bisogno.

CAT 52-105



















5.2 Esperienze di Club

Io famigliare; e l'alcolista in Trattamento
Il ruolo del famigliare nel recupero del proprio caro alcoldipendente,senza nulla togliere agli indiscussi meriti dell'alcolista per gli sforzi che questo compie nell'iter del suo recupero alla vita sociale, riveste una duplice funzione; la prima, fondamentale ,di stimolo, la seconda non meno importante di complemento alla ripresa.
Sono convinta che occorre sfatare il luogo comune che considera l'alcolista solo un vizioso.Troppe volte abbiamo sentito la classica espressione tra lo sconsolato ed il fatale, " e solo un ubriacone!".
Occorre individuare in ogni soggetto, cause ed origini della dipendenza dall'alcol, che non sono necessariamente uguali per tutti.
Questa mia affermazione trae origini dall'esperienza diretta di famigliare frequentante il CAT, che confronta le proprie problematiche con quelle degli altri partecipanti.
Sfatato il luogo comune che vuole l'alcoldipendenza un fattore di semplice cultura del bere,cosi come è stato fino qualche anno addietro universalmente inteso,con forte caratterizzazione nelle zone montane,chi più del famigliare è in grado, per cognizione diretta, di aiutare gli operatori ad individuare le cause che spingono a rifugiarsi nell'alcol, a scavare nell'intimo del soggetto, ad aiutarlo a non rifiutare il confronto con quelle stesse cause che ha cercato di soffocare nel bere, promovendo quel primo scatto di reazione che lo porterà in tappe successive alla rinascita ?.
Detto ciò, prima di iniziare il trattamento vero e proprio ed il suo inserimento al Club,si rende indispensabile un contatto tra operatori e famigliari del Soggetto.
Con questi approfondire gli aspetti, i moventi che si presume possano aver portato all'alcolismo.Tappa fondamentale per evitare di intraprendere strade sbagliate o devianti che troppe volte sono la causa del rifiuto da parte dell'alcolista.Da questo momento,la vicinanza discreta,non assillante ma sempre ferma, del famigliare, diventa componente insostituibile per perseguire l'obiettivo prefissato che lo stesso alcolista farà suo.
Tutto questo a seguito di esperienza diretta, dove il fallimento dei miei tentativi di risolvere singolarmente il problema che mi angosciava traeva origine dal semplice fatto che mi limitavo a ripetuti invii al mio congiunto a smettere di bere.
CAT 71 Aurora G. B.



L'alcolismo e la Famiglia

L'alcolista ,sia uomo che donna,vive assai male il ruolo che gli compete all'interno del nucleo familiare e lo vivono peggio i suoi parenti,sia perchè non avendo il problema non riescono a comprendere il suo comportamento,sia perchè di fronte alla sua deresponsabilizzazione, si devono accollare altri ruoli e altre responsabilità.
Il comportamento dell'alcolista è totalmente diverso da quello della persona astinente,perchè quasi sempre quel bicchiere in più lo porta ad avere un comportamento iroso,permaloso chiuso in se stesso credendosi incompreso,a volte può essere anche violento.
Tale comportamento alterato non può che essere deleterio nell'ambito familiare.Le persone più care sono quelle che sofrono di più per questa situazione di tensione per cui spesso sorgono incomprensioni e litigi, che col tempo possono distruggere tutti i legami familiari. I figli sono quelli che ne portano le conseguenze più gravi, perchè avendo bisogno di modelli di riferimento positivi e non avendoli trovati nel padre, nella madre o in un altro familiare alcolista, questi resteranno per loro sempre un ricordo spiacevole e potranno incontrare maggiori difficoltà per una crescita equilibrata e serena.
Di solito il familiare che vorrebbe aiutare l'alcolista ad uscire da questo tunnel non sà a chi rivolgersi , perchè l'alcolismo può provocare delle malattie anche gravi, ma di per se non è una malattia, bensi un comportamento sbagliato su cui le cure mediche non hanno efficacia alcuna.
Il Prof. Hudolin,avendo avuto egli stesso un familiare alcolista, ha dedicato i suoi studi e tutte le sue energie per mettere a punto un metodo semplice ed efficace al fine di poter aiutare queste persone.
Sono nati cosi i CAT,a cui tutti noi apparteniamo, sia come alcolisti che come familiari di alcolisti.
Questi CAT,non sono basati sull'assunzione di medicine, ma su una terapia di gruppo che coinvolge sia l'alcolista che i familiari o altre figure significative e disponibili; a percorrere insieme all'alcolista il cammino della riabilitazione e il cambiamento dello stile di vita.
Cosi con l'aiuto reciproco, aggiungendovi amore e disponibilità, si ottengono ottimi risultati.L'importante è riconoscere il proprio problema.
Questo è un passo molto importante che riapre il dialogo con la famiglia,aiuta a riavere fiducia in se stessi, nei propri cari e nella società.

CAT 109 B. Lidia



L'alcolismo e i Giovani

Quasi tutti sono consapevoli del fatto che l'alcolismo sia un problema:
però è proprio la presenza di questo "quasi tutti",che fa si che allo stesso non venga attribuita la giusta rilevanza e quindi non vengano identificati i giusti modi per risolverlo,arginarlo al massimo o addirittura prevenirlo.
Il problema si presenta sia tra gli adulti che tra i giovani anche se tende ad essere maggiormente esposta la fascia giovanile;questo per una serie di molteplici ragioni che vengono ad incidere sulla personalità del giovane in fase di formazione.
Il giovane che cresce avverte la necessità di essere seguito di avere un porto sicuro su cui fare affidamento e che rappresenti un interlocutore pronto:ad ascoltarlo,a consigliarlo,a rassicurarlo,a non lasciarlo solo,ad aiutarlo a superare gli ostacoli che per la prima volta si presentano sul suo cammino.
Questa figura rappresentata dai genitori,dagli educatori o da qualsivoglia altro personaggio,deve rimanere quasi in ombra, nel senso che non dovrebbe essere opprimente per il giovane,tuttavia deve essere sempre presente.
Quando viene a mancare del tutto questo grande sostegno oppure e presente sii fisicamente ma non psicologicamente e quindi non attribuisce la giusta rilevanza ai problemi che può avvertire il giovane giungendo spesso a definirlo come una "seccatura" "sempre in crisi", allora ecco che si presenta il caso del giovane che: solo,disperato,colmo di incertezze e di delusioni,non sà come farvi fronte e sceglie la via a lui più facile che gli consente di evadere dal reale,dai problemi,dalla quotidianità e sentirsi forte tranquillo per un pò di tempo.
Ma questa scappatoia gli consente di risolvere i suoi problemi?
Non è forse invece un modo per crearne degli altri,finendo poi per ingigantire i primi?
Se ci fosse un briciolino in più di altruismo e ci si accorgesse che intorno a noi esistono delle persone che possono essere diverse da noi, che possono vivere diversamente da noi le esperienze e sopratutto che possono essere più sensibili, più deboli di voi, se di tutto ciò prendessimo coscienza e ci dimenticassimo per un attimo del nostro star bene,non potremmo far qualcosa per queste persone?
Soltanto la via dell'egoismo è la più facile per tutti.
Regalare un pò di compressione un po del nostro tempo per parlare, per non far sentire soli gli altri e difficile per chi pensa al suo solo star bene.
La crisi individuale non è però l'unica causa che induce a far abuso di alcolici, infatti, spesso, anzi spessissimo, alla base c'è" voglia di provare".
Magari si tratta di una scommessa: "vediamo chi beve di più?"
oppure c'è il desiderio di provare quell'ebrezza che l'alcol regala per un momento o c'è la voglia di provare quelle nuove sensazioni che si avvertono sotto l'effetto dell'alcol.
Il troppo benessere, il fatto che la vita ci abbia dato tutto e noi vogliamo provare qualcosa di più, di diverso, il non riuscire più a trovare qualcosa che ci diverta, inducono a fare l'esperienza che poi, risultando piacevole, si ripete senza pensarci su.
E' facile dire: " dalla vita ho avuto tutto non c'è più niente che mi stimola e allora provo a bere cosi riesco a divertirmi e intanto mi sento anche più adulto",anche questo modo di pensare indica una drammatica caduta di valori,di reali fondamenta su cui appoggiare le basi del proprio futuro.
E il drastico emblema di chi rifiuta ciò che la vita può offrire compresa la felicita.
Comunque il come si inizia ha un comune denominatore :
"La stupidità pura e semplice"
Un primo responsabile dell'uso di bevande alcoliche è la pubblicità che quotidianamente ed insistentemente le reclamizza facendolo tramite spot che associano all'alcol immagini di allegria, di lusso, di benessere di capacità di fare conquiste.
Tutto questo rappresenta ciò che ognuno di noi vorrebbe essere e per tanto c'è un ulteriore stimolo a voler"copiare" ciò che ci presentano i max media,soprattutto perchè e provato che solitamente lo spettatore recepisce passivamente le immagini che gli vengono propinate ed è stimolato a fare ciò che vede e nel caso specifico, ad adottare gli atteggiamenti illusori provocati dal bere,e nel caso specifico a consumare le bevande reclamizzate senza riflettere sulle conseguenze negative di un eventuale uso di bevande alcoliche Tra i giovani la principale causa e sempre la stessa ci si vuole divertire, si vuole fare gli spacconi, si vuole essere grandi e per questo si beve.
L'approccio all'alcol è più probabile e quasi certo associato al periodo della leva militare, che è sempre vissuto in modo piuttosto drammatico dal giovane il quale di fronte alla prospettiva di dover trascorrere un intero anno sotto una severa disciplina, lontano da amici e parenti e dalla sua vita quotidiana crede di non essere in grado di superarlo ed allora è colto da paure, incertezze, delusioni che affronta bevendo ,poi ché ritiene questo l'unico modo per sentirsi più forte.
A seguito di quanto detto non è certo possibile ignorare il problema dell'alcolismo giovanile,che ha alla sua base delle cause di notevole rilievo che rendono verace l'immagine dell'uomo disperato che si consola con la bottiglia della solitudine quale cancro della società, del benessere quale sintomo di crisi ,delle famiglie per lo più sfaldate e non più nucleo di vita e di insegnamento per i propri componenti.




La presenza del problema è attestata dal numero di persone che ogni anno, per cause alcolcorrelate muoiono: sono più di 35.000 e non fanno rumore,meritano poca attenzione!
Forse perchè ben poco se ne parla, se ne scrive e il tutto potrebbe anche servire in parte ad arginare il problema Alcol.
La prima regola per uscirne fuori è " Volerlo " e volerlo con convinzione senza scoraggiarsi di fronte alle difficoltà che naturalmente ci saranno, ma noi dovremmo guardare al di là , al fine per il quale è indispensabile fare questi sacrifici e lottare, visto che il fine r riconquistare una propria individualità, il proprio io, la propria persona, cambiando lo stile di vita.
Le riflessioni fatte finora possono apparire un pò troppo amare ed esagerate, ma per chi conosce l'alcolismo, per chi la vissuto in prima persona è realmente come è presentato in queste poche righe.



CAT 19 Valter E.
























Relazione a Trento

Mi chiamo Vittorio,
sono un Friulano trapiantato in Piemonte e ho 51 anni.Come ho scritto nella lettera di presentazione,all'ingresso al CAT,l'alcol ha distrutto tanti anni della mia vita, non certo come amico ,per colpa sua ho dovuto rinunciare a tante cose belle, ad una probabile carriera di calciatore, a formare una famiglia nell'età giusta. O sempre lavorato in giro per l'Europa e in Italia, ma sempre regolarmente perdevo i lavori per causa dell'alcol,ho buttato al vento anni di fatiche e di risparmi ed ho rischiato di rovinarmi per sempre la salute.Il terremoto del Friuli del 1976, mi riportò a casa, ma arrivando non la trovai più,il terremoto l'aveva distrutta.
In quel periodo cosi triste tornai a bere più che mai e vissi momenti di vera disperazione,ma il terremoto mi diede anche la fortuna di conoscere la donna che diventò mia moglie e con lei andai a vivere in Piemonte.
Molto presto ricaddi nell'alcol e ricominciai a vivere nel tunnel della disperazione, e per ben due volte il mio matrimonio fu sul punto di fallire,nonostante l'impegno di mia moglie che essendo infermiera aveva conosciuto il metodo del Prof.Hudolin.
Personalmente sono riuscito a mantenere un'astinenza completa per circa (8) anni,ma pur troppo senza l'aiuto del Club,ricaddi ancora, e per due anni l'alcol tornò a distruggere la mia vita e quella di mia moglie,dei miei familiari e perdendo amici.Ora per fortuna sono qui in questa grande famiglia,dove tutti ci aiutano a salire come in cordata.Se sono qui a Trento,lo devo all'aiuto di molte persone e specialmente agli amici del Club 19 di Giaveno.io vi sono entrato nel mese di Aprile ,trovando molto aiuto e comprensione,la frequenza al Dispensario di Pinerolo,mi ha aiutato a capire meglio il mio problema di Alcolista ed a venirne fuori:Nel Club ,parliamo dei nostri problemi, siamo contenti quando arriva qualche nuovo alcolista con la sua famiglia,dandogli l'aiuto per uscire da questa strada sbagliata, e di fargli capire il nuovo stile di vita, ed il metodo del Prof.Hudolin.
Da poco il nostro Club si è diviso ed io sono stato eletto Presidente del CAT 71,questo mi rende ancora più impegnato a mantenere l'astinenza ed aiutarmi e aiutare chi è nel bisogno.Questo è il bello della vita dei CAT tutti insieme a formare una cordata per ricostruire noi stessi e ricordando che ogni giorno di astinenza e come mettere un mattone per costruire una nuova casa che è la nostra vita.
CAT 71 Vittorio S.




Io Alcolista in Trattamento e i miei amici Alcolisti
"Cosa Fare?"

Semplice mi dico, li conosco tutti, e facile, vado là al solito bar,c'è Arturo,c'è Giulio,"il più scettico" ,quante volte gli ho parlato, c'è Piero, quante volte a bocciato con la macchina,quante ossa rotte, ma mai niente di serio di irreparabile;"la famiglia"questo pensiero e il più atroce,quanti patimenti quante paure,ma lui niente continua a bere,ha fatto un approccio al CAT ma si è fatto vedere una sola volta, e poi?
Ci sarebbe da scrivere un libro, ecco ... il Censimento:
contano ,cosa? macchine ,case ,se lavori;\ ma mai come hai perso il lavoro,come mai non hai casa, quali sono i tuoi veri problemi,perchè sei in cassa integrazione, perchè bevi... questi dovrebbero essere i dati del censimento,quanti danni noi alcolisti arrechiamo allo stato, ai milioni di lacrime che abbiamo fatto versare alla nostra famiglia,alla nostra situazione finanziaria,quanti soldi spesi per causa nostra in medicine .
E i cosiddetti produttori di benessere "cosi li chiamano",i quali si arricchiscono alle nostre spalle"per colpa nostra".Ma mai una campagna, non dico contro i produttori di vino e altri alcolici,ma la limitazione della pubblicità in televisione, nelle discoteche;io ho diversi amici anche li,chi fa ballare,chi balla,ma quasi tutti bevono "e la moda",poi ci si chiede cosa fare:sarebbe opportuno anche solo limitare alcune di queste frasi:
("bevi che stai meglio,vedrai la vita tutta rosa!!.)
Io e i miei amici, abbiamo provato cosa vuol dire.Cosa fare?
Chiudere i Bar?.Chiudere le Discoteche?.
Ma no; è impossibile,chi lo farebbe? noi ?Chi si mette contro tutto l'apparato Pubblicitario,io e i miei amici alcolisti?
Che da quando abbiamo intrapreso questo cammino seguendo il metodo ideato dal Prof.Hudolin,vediamo come eravamo e cosa diventiamo se continuiamo a bere , a seguire il branco!,la massa dei lasciatemi bere,bevo solo per digerire,perchè mi dà tono,perchè mi sento più forte.
Io alcolista in Trattamento cosa posso dire ai miei amici,perchè comprendano su quale strada sono indirizzati ,quali prove posso darli, ho solo il mio aspetto attuale:ma per loro sarà poco!si ricorderanno com'ero o con il mio aspetto attuale,potrei passare delle ore a parlare spiegando tutti i vantaggi del non bere alcolici,mi crederanno?
Giulio...lui beve solo quando và alla partita,ma se la squadra perde cosa fa? Ciucca,se vince ? Ciucca,e quando ci si intrattiene sul sistema di come si gioca,"beve",perchè ricorda meglio dice lui.
Quante storie cosi simili e cosi tristi, perchè sono un pò anche la mia storia,"Cosi eri!"direbbe un mio amico Siciliano,ma adesso sei diverso!" come diverso dico io?"E lui mi spiega il cambiamento"ti ricordi?" com'è bella questa frase"ti ricordi"quando ci siamo conosciuti, eri allegro, ma in fondo eri solo, tu Piemontese un pò sulle tue,da chi hai cercato e trovato amicizia da uno che non stimavi molto, ma che ha dato un senso alla tua rinascita ,aiutandoti, anche non bevendo quando veniva a trovarti,per non farti sentire "diverso" ; quando tremavi,non faceva finta di niente,ma ti rincuorava...,cosi devi fare ,non cercare frasi difficili quando sei con loro,non atteggiarti a super uomo per far vedere che hai vinto contro l'alcol,ma stai con loro,un pò alla volta con il tuo atteggiamento da uomo cosciente darai prova del tuo interessamento per loro.Qualche frase messa li per caso e un pò alla volta incominceranno a chiedere,come mai?,perchè?,come quando eravamo bambini e chiedevamo alla mamma e lei ci spiegava e venivano fuori tutti gli incoraggiamenti che servivano in quella determinata situazione,gli darai un pò di coraggio in più che tu hai avuto e lui ascoltandoti un pò alla volta cambierà.
Se potessi, se avessi questo potere,cambiare,ma cambiare cosa?
La colpa è della Società? No!
E allora e della Famiglia? No!
Dei Figli ? NO!
E allora di chi è?
Io bevo,ho bevuto,ma perchè?
Poi penso all'aiuto trovato nel Club,questa bella realtà,agli incontri con altre persone come in questa realtà di oggi,lo stare insieme,parlare,spiegare,aiutarci a superare i momenti di crisi.
Questo ragionamento mi induce ha fare un mea culpa personale:
la colpa non è mai degli altri,ma solo nostra, eravamo deboli,insicuri,ora con il CAT abbiamo ritrovato lo stile di Vita giusto,quello vero,per questo dobbiamo fare ,agire con chi ci sta vicino e a questo tipo di problema,darci una mano, come la mano del padre quando prende la mano del figlio,alla quale trasmette forza ,amore,ti dà l'amicizia e ti conduce sulla strada della vita,ma nel nostro caso di una vita nuova.

CAT 109 Trana Ezio F.


La Donna Alcolista
L'argomento si presenta molto interessante ma anche difficile da trattare in una sistematica precisa, perchè si ritiene che ciascun caso si presenti sotto aspetti particolari e personali, con motivazioni varie e da raggrupparsi in categorie di problemi quasi esclusivi e di noia. Nelle donne più che gli uomini,la fase critica insorge nei periodi in cui più significativi si fanno i cambiamenti sostanziali nella vita familiare: l'allevamento dei figli e le conseguenti preoccupazioni,i figli che si allontanano dalla famiglia,la fine della fertilità, i disturbi della menopausa,gravi contrasti negli affetti,crisi matrimoniali,traumi quali la perdita di parenti, la vedovanza.Una solitudine nuova che è connaturale ad una mancanza di una attività lavorativa,spinge per lo più al ricorso all'alcol, come una facile fuga dalla realtà.Le statistiche ci dicono infatti che a pari condizioni economiche e di scolarità ed altre,il numero delle donne alcoliste separate o vedove è doppio di quello degli uomini.L'uomo ha un approccio diverso all'alcol della donna: nell'uomo potremo chiamarlo un bere" pubblico" tra amici , al bar, sul lavoro; mentre la donna e all'interno della famiglia che si sviluppa,per lo più il fenomeno e noto solo al nucleo familiare.In questo ambito si possono riscontrare diversi tipi di bevitrici: in base alla quantità di alcol consumato, alle reazioni più o meno sconsiderate"Il vino cattivo",al periodo della giornata,che però senza dubbio e più frequente quello serale. L'attività di prevenzione deve essere rivolta a tutti, ma in particolare ai giovani,facendo conoscere le gravi conseguenze nei confronti della salute dell'uso smodato dell'alcol.A nostro avviso l'interessamento rivolto a diminuire la pubblicità sui vini e liquori,non ha forte incidenza nell'insorgere del problema: la scelta del prodotto non ha alcuna rilevanza sul consumo smodato di alcol,la donna in particolare,pur di soddisfare il desiderio si rivolge per lo più a qualsiasi tipo di Alcolici. La prevenzione dovrebbe essere rivolta alla informazione sulle conseguenze che l'uso eccessivo di alcol arreca alla salute e nei rapporti familiari e sociali.Ogni mezzo pubblicitario a disposizione dovrebbe essere indirizzato alle possibilità di cura e di riabilitazione,all'importanza del ruolo della famiglia e dei gruppi di auto-aiuto CAT. I gruppi di CAT a loro volta dovrebbero intensificare le relazioni con le Regioni,Enti Locali,Unita Sanitarie,per affrontare i problemi e gli indirizzi di azione.Sembra che nella donna è più sostanziale l'influsso che nasce dalla partecipazione alle riunioni e dagli interventi sinceri dei singoli partecipanti illustranti il loro caso particolare.
Diversa appare quindi la strategia da adottare nei confronti della ubriachezza femminile; in quest'ultima esiste una maggiore consapevolezza ,perchè alla donna sono attribuite innate qualità di riservatezza, di elevati sentimenti, di legami e affetti più saldi.
Grande fiducia per migliori risultati è da affidare ai gruppi CAT, per il recupero dell'alcolista,questi esaminato il caso ,il carattere della persona,le abitudini,i quantitativi le qualità degli alcolici; sono in grado di consigliare la terapia adatta per il miglior inserimento sia nel CAT sia al prossimo inserimento nella comunità Locale. Nel CAT i rapporti che si vengono ad istaurare e l'esempio di coloro che hanno vinto la loro battaglia è uno stimolo al coraggio di resistere all'abuso di alcol e di raggiungere i vantaggi che la guarigione comporta: ad esempio si riportano di seguito le dichiarazioni di una alcolista in trattamento Sono una alcolista in trattamento ,parlo quindi per esperienza personale e su quella acquisita frequentando il Club.Le cause e le radici dell'alcolismo femminile ,sono diverse dall'alcolismo maschile,l'uomo è solito bere in compagnia,discorrendo con amici,conoscenti; facendo una partita a carte e cosi via; la donna beve in solitudine e possibilmente di nascosto,le ragioni sono prevalentemente di origine psicologica incomprensione,solitudine,malattie,
frustrazioni,dispiaceri,familiari,infedeltà,sofferenze fisiche ,lutti ecc... e cosi si ricorre al vino,che in un primo tempo ti da forza ti aiuta a superare le avversità,ti rende euforica,generosa e ti spinge alla confidenza; ma presto si fanno sentire gli effetti negativi, sia nell'aspetto esteriore(occhi e guance),discorso ingarbugliato e confuso,mani tremanti, passo insicuro e interiore mancanza di forza, memoria annebbiata e sonnolenta,depressione a volte grave da rasentare il suicidio; a questo punto si è presi dallo sconforto e dalla disperazione e si fà di tutto per porre rimedio e cioè di non bere più.La cosa non è facile ,si e cosi schiavi dell'alcol e il bisogno di bere è terribile e bevendo il primo bicchiere ci si sente meglio; ma è un benessere effimero subito sopraffatto dal malessere generale. Solo ricorrendo all'aiuto del Club e ad una grande forza di volontà sono riuscita a raggiungere questi mesi di astinenza senza alcuna ricaduta; non sono molti e dall'esperienza del Club ho saputo di astinenze più lunghe con ricadute inaspettate; la frequenza settimanale del Club è utile perchè ti sprona all'astinenza e il poter dichiarare il numero dei giorni è una soddisfazione ed una conquista.
I primi giorni senza vino sono difficili da superare: ansia, nervosismo,mal di capo,tremori,insonnia, bisogna cercare di superarli con ogni espediente e se e possibile con l'aiuto,la compressione,la vicinanza di persone che ti vogliono bene.
Il cammino è duro ,ma la ricompensa e grande;
il ritrovare se stessi in pieno possesso delle proprie capacità e il non subire più quegli sguardi di commiserazione delle persone vicine.
La frequenza al Club è utile perchè conosci le esperienze degli altri di quelli che goià hanno percorso la stessa strada,ne ascolti i consigli i suggerimenti e infine con la propria esperienza puoi aiutare gli altri ad iniziare,a continuare a perseverare nell'astinenza.
La strada e lunga perchè purtroppo il desiderio di bere si sente ancora ma occorre perseverare.

CAT 19-93 Eleonora C.



I Figli degli Alcolisti e la Società

Non è sicuramente facile essere figlio di un alcolista ne nell'ambito della famiglia nè oltremodo nella società.Per quanto mi riguarda posso parlare di diversi momenti negativi; sin da quando ero bambino ,la difficoltà maggiore era il dover accettare una mamma che bevesse; non riuscivo a capire il perchè proprio a me e a nessun altro mio compagno di scuola.
Allora ero piccolo,ma ben cosciente del problema, sentivo parlare la gente che mi stava attorno sempre in modo negativo di chi beveva,negativo forse e dir poco, meglio usare il termine dispregiativo, sopratutto se l'alcolista interessata è una donna e ancor di più mamma.
Ricordo le frasi più ricorrenti "poveri bambini","certo che una madre cosi"
oppure,e un " vizio come un altro". Il complesso più grande che ho avuto
durante quel periodo è stato forse causato proprio dalla società che mi ha sempre fatto vedere un qualcosa di veramente negativo in mia madre e mi ha portato ad odiarla per quello che faceva a me e ai miei familiari.
A quell'età non mi rendevo conto di quanto fosse vasto il problema, di conseguenza mi lasciavo influenzare dalle parole delle persone,sopratutto quelle più vicine a noi e che avevano il coraggio di esprimere i loro giudizi e farti sentire ancora una volta "diverso".
Poi cerano quelle persone che non avevano il coraggio di esprimere e di non dirti nulla, però se ti vedevano per strada o in un negozio, capitava spesso di sentire i loro commenti, perchè nessuno si sentiva in dovere di dirti qualcosa, ma tutti erano pronti a giudicare ed ogni frase diventava per me come una pugnalata alle spalle.
Purtroppo anche i parenti fanno parte di questa società e mi sento in diritto di menzionarli. Nei loro confronti posso dire che non ho mai avuto molta stima,anche perchè secondo me,il parente voleva sempre essere informato dettagliatamente su tutto l'evolversi della situazione ma non si prestava mai darti una mano, principalmente con la scusa della lontananza.
A volte si risolveva il problema con una telefonata oppure se si andava a casa loro per una visita,ovviamente senza la mamma, ci si sentiva dire
"se hai bisogno,mi raccomando telefona",oppure quella che io ho sempre tanto odiato è la pacca sulla spalla con l'aggiunta della famosa frase,
"fatevi coraggio",come se noi stessimo vivendo un momento difficile dopo un lutto familiare.



Queste sono le realtà vissute da un bambino che con il passare del tempo cresceva con mille difficoltà ma allo stesso modo non sentiva cambiare il ritornello delle frasi cosiddette consolatorie.
Tutto ciò è servito solamente a rinchiudermi in un guscio molto difficile da scalfire e distruggere che mi ha accompagnato nell'arco della mia infanzia fino all'età di 16 anni. Naturalmente con il passare del tempo sono maturato ed ho capito che si fà molta fatica ad aiutare e a comprendere le persone o i familiari che hanno questo problema. Notevoli sono stati i cambiamenti da quando mia madre ha smesso di bere anche se non è ancora trascorso molto tempo, ed è anche cambiata quella società che prima solamente giudicava ed ora invece ti ferma per strada,questa volta, per chiederti che cosa è successo ad una mamma cosi nuova, cosi rinnovata.
Non rimane che dire una cosa,come figlio ne sono molto orgoglioso, perchè nella mamma, che non voleva più saperne della società, e che si chiudeva in se stessa, sto riscoprendo, ogni giorno che passa,sempre di più una nuova donna con la voglia di parlare, di ridere, di scherzare con la gente e sopratutto di vivere in sintonia con i suoi figli.In questo momento lei non rimane indifferente di fronte ai problemi di altre persone, anzi ,trova la forza di aiutare e capire chi le sta vicino.
Anche i parenti che sembravano molto pessimisti in riguardo, ora quando rivedono mia madre non la riconoscono quasi più, non per l'aspetto fisico che può essere relativo, bensì per quel che riguarda la sua personalità, per colei che parla del suo problema senza alcuna vergogna e alcun timore, riuscendo a sdrammatizzare e a scherzarci sopra.
Questo forse è quello che lascia più sconcertati tutti, perchè prima non si poteva neanche accennare minimamente al suo problema"alcol",
quindi si era costretti a trovare delle giustificazioni. Concludo dicendo che molto è cambiato da quei giorni pieni di vergogna vissuti da bambino ad oggi e sono sicuro che tanto cambierà ancora con il tempo perchè non siamo che agli inizi di questo cammino. Giunti a questo punto posso dire che a 25 anni, nulla cambierei se dovessi tornare indietro, perchè questa esperienza, anche se sotto molti aspetti negativa mi ha insegnato moltissime cose che sicuramente solo vivendole in prima persona si possono capire. Un ringraziamento particolare va sicuramente a tutti coloro che mi sono stati vicini nei momenti difficili, ma il grazie, l'abbraccio ed il bacione più grande vanno alla mamma che più ammiro...la mia!.


CAT 156 Mauro B.






5.3 Esperienze di operatori

Adriano è ripartito alla grande, è accompagnato dalla mamma e dal fratello,continua però a lasciare una porta aperta alla ricaduta,perchè continua ad essere resistente all'assunzione dell'antabuse.
Adesso però non e più solo e le decisioni che non riesce a prendere lui le prendono i suoi familiari.Con determinazione il fratello lo invita ad assumere l'antabuse e davanti a questo atteggiamento non può dire di no e guide cosi la porta della ricaduta.
C'è la sorella di Giorgio che è venuta per la prima volta per vedere e capire cos'è il club,perchè vuole aiutare suo fratello,la invitiamo a parlare con Giorgio del Trattamento e ad accompagnarlo ad un colloquio con gli operatori e un alcolista in trattamento,speriamo di vederlo presto da noi .
Maria Teresa è ricaduta, è accompagnata dalla figlia e dal marito ,si ostina a negare la sua ricaduta; Anna è distrutta dalla delusione che le ha dato la mamma,dopo la promessa che le aveva fatto di non bere più,il marito e disposto ad aiutarla ,ma non sa più cosa fare.
E' una serata sofferta ma ricca di emozioni,sono momenti che servono a tutti noi per continuare o incominciare uno stile di vita senza alcol. Durante la settimana ho ripensato molte volte alla serata e mi è venuto il desiderio di fare alcune riflessioni in qualità sia di familiare che da operatore di CAT.
Mi trovo vicino ad Anna a rivivere il suo stato d'animo, spero che questo mio scrittole sia d'aiuto a trovare la strada per aiutare sua madre.
Ripenso a quando mia madre viveva il suo dramma e con lei tutti noi familiari. No è sbagliato dire con lei, perchè lei era sola, poi ceravamo noi;io i miei fratelli,mio padre,mia zia,come ci fosse un fiume con due rive,lei da una parte a sofrire e ad accusarci della sua sofferenza, noi dall'altra a sofrire e ad accusarla della nostra sofferenza. Per anni siamo andati avanti così,intanto la rabbia il rancore,la vergogna,rovinava sempre di più ogni tipo di rapporto; io già sposata,quindi lontana,le mie visite sempre più rare, "avevo la famiglia,il mio lavoro, i miei studi"dicevo per giustificarmi, telefonavo alla zia per chiederle come stava mia madre e lei mi descriveva la situazione in continuo peggioramento, allora il rimorso di averla abbandonata mi assillava e andavo a trovarla.
Cercavo di farle capire che cosi facendo non risolveva nessuno dei suoi problemi, anzi rovinava tutto, ammesso che ci fosse ancora qualcosa da rovinare.






Lei era fisicamente distrutta, aveva uno sguardo(che rivedo chiaramente) da fare spavento, era carico di odio per se stessa e per il mondo intero;la sua casa era fredda e buia,mi venivano i brividi e un senso di oppressione ogni volta che entravo, era rimasta sola,mio padre se ne era andato con mio fratello più piccolo.Poi andavo a trovare mio padre, ho sempre avuto molta stima di lui, mi faceva rabbia il fatto che non avesse una soluzione, con lui cercavo o cercavamo conforto a vicenda,parlavamo del problema accusando o giustificando mia madre, però in realtà non facevamo niente per cambiare la situazione. Mio fratello più grande anche lui già sposato andava a farle visita si lamentava con me di come l'aveva trovata ,io mi lamentavo con lui,poi tutto finiva li.Mio fratello grande ha avuto un figlio,Matteo,mi ricordo che l'ho accompagnata a vederlo,l'ha preso in braccio e io seduta vicino,per un attimo ho avuto paura che lo facesse cadere, che pensiero orribile ho fatto,mia mamma ama i nipoti come fossero suoi figli.Poi è nata Cristina,lei sempre peggio,non ho più dovuto aver paura che la facesse cadere perchè non è andata a vederla.
Cristian mio figlio,evitavo di portarglielo,assurdo anche questo,perchè lui nell'innocenza di bambino non viveva questo dramma, per lui era la sua nonna, non importa come,era sua nonna.
Marco ,cresceva in mezzo alla sofferenza per una mamma non attenta ai suoi cambiamenti di bambino e poi adolescente e per un padre che comunque non riusciva a sostituire completamente la mamma.
Adesso mi fermo a raccontare il passato altrimenti potrei andare avanti ancora per ore a descrivere quanto tutti noi abbiamo sbagliato e quanto i nostri atteggiamenti siano serviti solo a farci del male a vicenda.
Dopo tanto insistere mia madre ha accettato il ricovero in una casa di cura,dove non è stata trattenuta per gravi problemi al fegato e trasferita all'ospedale di Giaveno in reparto Medicina; in quei giorni avevo sentimenti contrastanti, in parte la mia coscienza era tranquilla perchè comunque fossero andate le cose ero riuscita a ricoverarla. Però sentivo di non aver fatto abbastanza ma mi chiedevo,cosa potevo fare?
E poi c'era la rabbia perchè continuavo a dirmi come e possibile che una madre possa ridursi cosi almeno per i figli deve aver la forza di smettere di bere.
Passano i giorni le sue condizioni migliorano, io sono presente ma molto distaccata mi sembra di non dare importanza al fatto.








Poi Giovanna,mi parla di Castellerio,ci penso e dico di si,ma quel si ancora una volta non è per mia madre, ma per mè, devo dire alla gente
"ho fatto di tutto per lei",dopo un mese di ricovero partiamo per Castellerio,lei non sa dove la portiamo;arrivati abbiamo il primo colloquio con l'assistente sociale che chiede la disponibilità dei familiari alla Comunità Terapeutica del Sabato, io le assicuro la mia presenza, certo che ci sarò,perchè io devo dimostrare che sono quella figlia brava che si interessa della madre, continuo però a pensare a me stessa anziché a lei.
Lo stesso giorno partecipo alla Comunità Terapeutica, il Dott. Lezzi, mi chiede quali sono le mie aspettative dal ricovero di mia madre, e io non so rispondere,non ho più aspettative; allora mi chiede che cos'è per me la presenza alla Comunità Terapeutica, rispondo che è un'esperienza.
Esperienza ,che parola vuota.Non dice proprio niente ma riflette com'ero io in quel momento; ero vuota, non avevo più speranza, ne amore,ne voglia di fare,però ancora una volta mi sentivo più tranquilla perchè avevo(ho almeno pensavo di avere) delegato il mio problema.
Il sabato successivo ,ritorno a Castellerio,mia madre sempre astinente ma molto arrabbiata perchè quello non era un ospedale, doveva farsi il letto,pulire la camera ecc...
Io ritorno a casa molto delusa, poi di sabati come quello ne succedono altri due o tre.
Continuo a portarmi dentro una domanda perchè?
mia madre si è ridotta cosi?
Perché ..non pensa almeno ai figli ?
e questi perchè non si danno pace ?
Un sabato successivo ,succede un fatto straordinario, durante la Comunità Terapeutica ,io rispondo ai miei perchè al Dott.Lezzi, e lui sempre molto semplice e tranquillo mi invita a lasciare stare i miei perchè, essi non mi porteranno da nessuna parte,servono solo a far star male me e mia madre; mi dice che nessuno neanche mia madre può rispondere a queste domande, non le conosce,non è che non vuole.
Il passato non deve più esistere conta solo il presente, il qui e ora, conta costruire assieme una nuova vita. In quel preciso momento mi sono sentita libera da un peso, mi sono rivista bambina ma libera e felice correre sui prati è ho capito qual era la parola magica " cambiare "





Sono convinta che solo quando l'alcolista o il familiare fa sua la parola "cambiare ",avviene il miracolo; non importa chi incomincia a cambiare,l'importante è che qualcuno lo faccia.
E quando questo avviene si sta veramente bene,si sente di poter ottenere qualsiasi cosa, la rabbia ,il rancore, la vergogna ,svaniscono e nel cuore rimane solo l'amore e disponibilità ad aiutare l'altro si aiuta anche se stessi e non si dice più "devo" fare ma si dice"voglio fare",può sembrare banale ma la diversità tra il dovere e volere è sostanziale.
Sono passati quasi 5 anni da quel momento che io avevo definito
"Esperienze" e non avevo più aspettative, e molte cose sono cambiate.
Quel ricovero adesso lo posso chiamare rinascita!
La casa non è più fredda e buia,questa e la casa ,la nostra casa dove siamo in tanti e ci si muove a malapena ,Marco che adesso e cresciuto, ha la ragazza
Roberta,penso che però non voglia ancora sposarsi perchè deve recuperare dalla mamma tutto l'affetto che ha perso negli anni bui, ci sono Cristina e Matteo, che con il nonno fanno la lotta sul divano,ci sono Danilo e Barbara un pò brontoloni, ma non importa però ci sono c'è Cristian che racconta alla nonna della sua ragazza perchè ormai è grande,c'è zia Delfina, lei è sempre stata presente in mezzo a noi,ci sono io che approfitto di questa nuova mamma per farmi invitare a cena... e nel forno c'è sempre una torta che sta cuocendo.

Patrizia A.
Operatrice CAT 19-Giaveno


















In margine all'interclub

Parlare di crisi a 5 Anni di vita dei club è cosa normale,perché da sempre la crisi o le crisi accompagnano la crescita.
Cosi è nella vita di ognuno di noi ,di ogni coppia,di ogni gruppo di persone.
Ed ogni crisi può sfociare in rinnovamento di vita...se insieme la si affronta,ma può anche segnare la fine di una crescita,la morte di un amore.
Crisi di crescita è non sapersi più guardare negli occhi con serenità e simpatia. Crisi è dimenticare lo spirito dei CAT: andare incontro all'altro a braccia aperte,con la capacità costante di dire: "ti sono e ti rimango amico perché ti accolgo cosi come sei,perché insieme potremo cambiare e diventare migliori.
Crisi è sostituire le braccia spalancate all'accoglienza con indici accusatori e voci di condanna. Crisi profonda è dimenticare che l'umiltà è fondamentale nei rapporti umani.
Ma l'umiltà si impara durante tutta la vita, anzi non si finisce mai di apprenderla perché è lo stile di vita più duro da acquisire ,perché ci chiede di stare umilmente al nostro posto,rispettando con sincerità chi ci sta accanto ,
chi cammina con noi alla ricerca dei valori di una vita nuova sens'alcol.
E questa ricerca,questo sforzo di conoscere di accettare se stesso per poter conoscere ed accettare l'altro,dev'essere compiuto insieme e non preteso solo da una parte. L'umiltà è il retaggio dell'alcolista in trattamento,dei familiare e dell'operatore; ma prima di tutto non va dimenticato che l'alcolista è,nel gruppo,l'elemento più fragile,quello che, qualunque sia il suo ruolo,ha più bisogno di sentire attorno a sè braccia aperte e non indici accusatori anche e sopratutto quando con sofferenza viva una dolorosa ricaduta di stile di vita e non riesce più a ritrovare se stesso ed a comprendere gli altri. E certo più facile e semplice affrontare una ricaduta nel bere:
c'è il metodo,il patronage,l'operatore formato che sa usare le tecniche e trovare collaborazione. Ma affrontare una ricaduta nello stile di vita è molto più dura,perchè richiede la capacita di reggere il momento difficile,la volontà e il coraggio di ritrovare un punto di contatto,di lasciar calmare la marea montante al fine di ricercare la calma e tornare a navigare insieme verso lidi comuni che, passata la bufera, potrebbero diventare molto più gratificanti e duraturi per tutti.
Ma per affrontare questo occorre davvero cimentarsi in una gara di umiltà.
Solo cosi la crisi dei cinque...dei sette,dei dieci anni, può diventare momento importante di crescita per i singoli e per il gruppo

I.P Giovanna C.

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